Potenza vista dal cielo
“La frenesia, respirata per le piazze e le strade del centro storico, ha contrassegnato quelle giornate. L’infusione di gioia, il fermento e la voglia di fare serberemo gelosamente…per sempre”. È questo il sentimento degli oltre cinquanta autori provenienti da ogni parte d’Italia i quali hanno portato, per le strade di Potenza, i loro pensieri ricevendone tantissimi in cambio, nei giorni 11,12 e 13 maggio durante la II Fiera dell’autore.
Questa innovativa manifestazione, in cui sono presenti non solo i libri – come già accade – ma anche gli autori dei testi, è stata realizzata, per il secondo anno consecutivo, grazie ad un’idea dell’editore Arduino Sacco, in collaborazione con la Publicome col patrocinio degli enti locali, i quali hanno ospitato gli autori nel migliore dei modi e invitato l’onorevole Gabriella Carlucci, quale madrina dell’evento. Scrittori e poeti dunque, a partire dalla mattina, sono stati presenti, hanno dialogato con i lettori e tra di loro, si sono scambiati le loro visioni, le loro speranze e le hanno trasmesse, in ogni modo. Uno di questi è stato l’improvvisare declamazioni di versi e letture di passi estratti dai libri, in un clima propositivo tale da avere la forza di sgombrare perfino le nubi più fitte.
Antonio Capolongo
Le immagini, le parole e i momenti vissuti sono stati unici. Un’esperienza umana mai vissuta prima, un susseguirsi di impulsi costruttivi, creativi. Colui che ha avuto la fortuna di sorvolare la graziosa città lucana, oltre a godere delle bellezze monumentali circondate da una natura spettacolare, è stato spettatore inconsapevole di uno strano fenomeno fisico, un bagliore proveniente dal centro storico di Potenza.
Quella inconsueta e abbacinante luce non ha destato l’attenzione solo di coloro che erano in volo. Parafrasando i versi di “Bocca di rosa”, una delle più famose canzoni di Fabrizio De André, “[…] come una freccia dall’arco scocca/vola veloce di bocca in bocca […]”, la voce non ha dovuto impiegare molto tempo a correre fra la gente, a diffondersi a macchia d’olio, oltrepassando addirittura i confini della Basilicata.
A me è ricorsa alla mente un’esperienza collettiva, vissuta in Italia alla fine del secondo conflitto mondiale, che soprattutto negli intenti – inconsci o manifesti – richiama quella che mi ha visto tra i protagonisti a Potenza. Ma cosa hanno in comune quel periodo storico con quello attuale? Si sente il bisogno di risorgere da una catastrofe. Infatti, sebbene l’attuale disastro non segua un conflitto mondiale, ne ha però tutti gli effetti.
L’unica strada da intraprendere per rivedere la luce è comunicare, raccontare, trasmettere e ricevere pensieri al fine di uscire da quel “pensiero unico” che ci ha portati allo stato attuale.
1. è unica nel suo genere in quanto, oltre ai libri, “porta” gli autori degli stessi per le strade e le piazze, al fine di scambi costruttivi;
2. si svolge tutti gli anni a Potenza, orientativamente in primavera;
3. l’organizzazione è curata in sinergia di intenti dalla casa editrice Arduino Sacco editore ed il Comune di Potenza;
4. presenti all’evento:
- i rappresentanti degli enti e delle istituzioni locali;
- diversi giornalisti, tra cui Mario Trufelli;
- l’attore Ulderico Pesce;
- l’onorevole Gabriella Carlucci, madrina della manifestazione;
5. per partecipare occorre essere, fondamentalmente, tra gli autori le cui opere siano state pubblicate dalla Arduino Sacco Editore;
6. sono stati coinvolti oltre 50 tra scrittori e poeti;
7. il pubblico della II edizione è stato innanzitutto variegato. Delle oltre 20mila persone, più di 3mila sono stati ragazzi (di cui oltre 1.000 alunni degli istituti scolastici lucani) e bambini, i quali hanno decretato il vero successo della II Fiera dell’autore di Potenza.
8. l’edizione precedente annovera tra le presenze una personalità di spicco del cinema italiano: il regista e produttore cinematografico Renzo Rossellini.
9. questa fiera si è presentata con due offerte significative:
- sconto del 50% su tutti i libri;
- vendita dei libri “a metro”;
10. si svolge a Potenza perché, come recita l’incipit dell’articolo apparso sul portale della provincia lucana, “La Basilicata è una terra che, più di altre, ha bisogno di libri. Ma anche e soprattutto di lettori.”;
11. la potete trovare su questo sito Ho avvertito la sensazione che tale esperienza possa contagiare altre persone, sino al punto di seguire le orme di quegli uomini grandi che, già a partire dal 1942 ma soprattutto negli anni dal ’46 al ‘50, furono portatori di un rinnovamento straordinario che, in arte, fu chiamato Neorealismo.
Il Neorealismo è importante perché ricorda che, tra le tante virtù degli italiani, ce n’è una che le supera tutte e che affiora soprattutto quando sembra ormai svanita ogni possibilità di rimedio. Quella virtù, quella forza, è l’espressione dello spirito nelle varie forme d’arte. La ragione, per cui questa manifestazione mi abbia richiamato il Neorealismo, è sintetizzata alla perfezione nel passo seguente:
“[…] È stata, quest’ultima, un’esperienza che ho vissuto di persona, venata di grandi speranze nel futuro, di entusiasmi e impazienze conoscitive concentrate soprattutto su noi stessi: chi siamo? Noi giovani ci sentimmo tutti, e se non tutti certamente in stragrande maggioranza, come posseduti da una sorta d’improvvisa necessità interiore: disvelare l’Italia a noi stessi sin nei suoi angoli più remoti e oscuri. In arte, questa forza motrice, questa pulsione espansiva dalla parte al tutto, dalla città alla campagna, dalla regione alla nazione, dal proprio ceto alla società nel suo insieme, si chiamò Neorealismo. Com’erano remote, allora (parlo del 1946, ’47, ’48, ’49, ’50… ), la Campaniae la Calabriadal Piemonte e dalla Lombardia! E chi, se non questa sorta di Principe collettivo, ci spronò ad aprirci gli uni agli altri, a sognare insieme una democrazia nazionale animata dalle medesime aspirazioni egualitarie, a sentirci parte di una catena di solidarietà all’interno di una comune appartenenza storico-linguistica? Accadde l’inaudito. Giornalisti, fotografi, scrittori, poeti, cineasti rivoltarono il paese come un guanto, raccontando con verità e pietà tutte le sue piaghe. Non era mai accaduto. L’Italia fu tutta un riconoscersi, uno stringersi di mani. […]”. [Ermanno Rea, La fabbrica dell'obbedienza. Il lato oscuro e complice degli italiani, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2011, pag. 94.]
In conclusione, anche se potrà sembrarvi azzardato il parallelo, ciò di cui sono stato testimone è l’affermazione di un diritto: il diritto di continuare a sperare in un mondo migliore, il diritto… di continuare a sognare.