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Poi ci sono i due figli , Vittorio e Fortuna anche loro oberati delle attività che la madre impone loro. Un brutto giorno Cristina viene convocata alla locale caserma dei Carabinieri per essere informata che suo fratello, condannato ai domiciliari in attesa del processo, ha dichiarato di voler risiedere presso la casa della sorella che non si chiama Cristina ma Carmela ed è napoletana DOC e non altoatesina di sangue purissimo come aveva fatto sempre credere.
Il castello di carte di Cristina / Carmela crolla ingloriosamente pezzo per pezzo ma la presenza del fratello in casa all'inizio porterà benefici inaspettati soprattutto al marito....
Ma alla fine tutti i nodi verranno al pettine....
Giuro che non lo volevo fare ma sono stato praticamente costretto dalla mia bradipa preferita a vedere questa cosa, la classica visione coniugale obbligatoria : non ne avrei neanche voluto parlare ma fare due chiacchiere su questo film può essere l'occasione di toccare con mano in che crisi profonda sia il cinema italiano.
E non basta certo la risonanza internazionale di un film osteggiato da molti come La grande bellezza ( che sarà una delle prossime visione, ormai la curiosità è arrivata a livelli praticamente insostenibili, vincitore di un Golden Globe e forte candidato agli Oscar nella categoria del miglior film straniero ) sul cui carro sono saliti vincitori di ogni sorta, anche molti tra quelli che ne parlavano male, o lo straordinario successo al botteghino di Zalone a far parlare di rinascita del cinema italiano.
Anzi parlare di buona salute del nostro cinema , come ha fatto qualcuno proprio in virtù di questi due film che hanno risollevato le sorti del box office e determinato un modesto aumento degli incassi in un 2013 brutto per tutti, è ipocrisia bella e buona perchè per uno Zalone che incassa più di 50 milioni ci sono tante altre produzioni che non vedranno mai la luce , pur meritando.
E' vero che un successo come quello di Zalone permette di investire soldi anche in piccoli progetti per far nascere nuovi autori, ma l'impressione è che una rondine non faccia mai primavera e si abbia paura di investire denari in autori nuovi e in generi che non siano quello ultracollaudato della commedia.
Il cinema italiano è malato di commedite acuta, una malattia la cui cura non sembra interessare a nessuno, perchè tanto un certo tipo di pubblico viene sempre catturato.
E poco conta anche che la formula del cinepanettone sia oramai stantia e si cerchi di moltiplicare l'offerta ( un aumento dell'offerta finto , sempre di commedia si tratta, non si va oltre il genere di partenza) per evitare rovinose cadute al box office.
Perchè se si perde un po' tutti , si perde meno.
E in queste feste natalizie il vincitore assoluto è stato Frozen, successo disneyano oltre le aspettative , ma l'altro vincitore , inatteso, è stato questo Un boss in salotto, uscito solo il 1 gennaio ma che ha incassato circa 12 milioni di euro, più dei vari Pieraccioni, Neri Parenti e Brizzi.
Il film di Luca Miniero purtroppo non si eleva al di sopra di una preoccupante mediocrità incancrenito nelle dinamiche Nord contro Sud che hanno fatto incassare 30 milioni di euro a Benvenuti al Sud, altro successo abbastanza inaspettato ai suoi tempi.
Pur avendo dignità filmica superiore alla fattura grossolana dei cinepanettoni che furono, Un boss in salotto non propone un vero salto di qualità alla commedia nostrana, anzi si nutre di dinamiche già consolidate e piattamente riproposte.
La novità, una piccola eversione alla camomilla è la reazione del classico imprenditore del nord alla presenza di un presunto camorrista nel suo paesello: la camorra è vista come un modo per progredire e per questo facilita in tutte le maniere la carriera del cognato del presunto boss.
Che tra tutti i personaggi del film, in un impeto di moralismo eucumenico, poi, quello del presunto boss è il personaggio più innocuo, preoccupato come gli altri a nascondere qualche peccatuccio e il suo è quello di non averne troppi.
Se Argentero è pleonastico, Papaleo e la Cortellesi ( impressionante come riesca a essere credibile nei vari accenti e non parlo solo di questo film ) sono bravi ma il motore del film è ingolfato, non si alza mai di giri e le gags , alcune delle quali tristemente riciclate , al massimo strappano un sorrisetto.
E se questo basta per incassare 12 milioni al box office , hai voglia poi a parlare di rinascita del cinema italiano alla faccia dei critici parrucconi.
Per quanto non li abbia molto in simpatia , non è colpa dei critici cinematografici se il nostro cinema sia affondato in sabbie mobili perenni.
E' colpa di chi non vuole introdurre novità, di chi non vuole rischiare.
E possiamo continuare così per anni e anni , nascondendoci dietro un dito, continuando a fare brutto cinema che però incassi.
Un boss in salotto è il classico esempio di quanto ho appena detto: il brutto cinema che piace.
Ma anche se ha successo, rimane sempre brutto cinema.
( VOTO : 3,5 / 10 )
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