Scommetto che pochi sapranno individuare che frutti sono quelli mostrati nella foto. Sono piuttosto inusuali e vi assicuro che anche io non li avevo mai visti. Eppure nella campagna alessandrina, nel paesotto dove trascorrevo le estati della mia infanzia, ce n'è un albero solitario che in questa stagione si carica di queste drupe verdi, che dopo qualche giorno si colorano di un bel marroncino che, da lontano, le fa sembrare simili alle castagne d'India. Me le hanno regalate i cari amici che tale albero accudiscono. Va bene ve lo dico perché sono tanto buono. Si tratta di un frutto medioevaleggiante che, tanto per cambiare arriva dall'oriente, il zǎo - 枣 , giuntoci attraverso la Siria e l'Africa settentrionale durante l'impero romano, la Ziziphus jujuba conosciuta da noi come giuggiola, ma sì proprio quella del brodo, che poi in realtà non sarebbe altro che un liquore piuttosto dolciastro ma assai ricco di vitamina C. Un sapore di antico che non per questo deve essere buono per forza, come insinuerebbe la tradizione e l'Accademia della Crusca, che registra il Lemma già nel 1600. Qualcuno afferma che potrebbe essere proprio questo liquore, la causa dello straniamento dei compari di Ulisse nel paese dei Lotofagi, individuati nel Nordafrica dove di certo del loto non c'erano tracce, mentre le giuggiole allignavano prepotentemente. Se si mangia fresca la polpa verdastra sa un poco di mela, mentre se la si lascia appassire e raggrinzire assume un sapore simile al dattero. Qualche furbacchione, qualche anno fa, ha cercato di utilizzarne la sofisticazione esotica, usando il nome appunto di Jojoba per preparazioni di prodotti per la cura del corpo (giuggiola sarebbe stato meno credibile e avrebbe fatto ridere, potenza del marketing). Ma siccome sono davvero moooolto buono e ogni tanto faccio comunella con delle blogger cuciniere, vi passo anche la ricetta del brodo di giuggiole tratta da wikipedia:
Brodo di giuggiole.
1 kg di giuggiole
1 kg di zucchero
2 grappoli di uva tipo zibibbo
2 bicchieri di vino rosso
2 mele cotogne
1 limone
Raccogliere le giuggiole quando sono ben mature e lasciarle raggrinzire completamente, ricopritele di acqua (senza sbucciarle assieme all'uva zibibbo e allo zucchero cuocendo per un'ora, poi aggiungere le mele e il vino rosso (a bassa acidità fissa, va bene un vino da sangria). al termine della cottura grattuggiare la buccia di un limone. Fare bollire, quindi sterilizzare il liquore denso e piuttosto cremoso nelle bottiglie, da conservare al buio e al fresco.
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