Il mare dello stretto, la sera scorre sporco, davanti a Punta Arenas. Trascina alghe e fango e le barche alla fonda con la prua controcorrente accendono le loro prime luci davanti al porto. Dal mio tavolo, accanto alla finestra, nella Hostal della signora Magaldi, comincio a mettere giù le prime righe. L’inizio
di un’altro viaggio. E’ ancora una partenza per un luogo dell’anima, l’origine di un itinerario prestabilito o sconosciuto alla ricerca di una storia. Il luogo, o il momento, in cui si intraprende qualcosa di nuovo.
L’ inizio di un libro è importante. Da questo dipenderà, non solo, il grado di attenzione del lettore ma anche la mia convinzione di andare avanti fino in fondo con la stessa determinazione con cui ho iniziato.
Succede sempre cosi quando si affronta un nuovo racconto. Nelle prime righe,infatti, un narratore si confida con il suo lettore e pone le regole dell’universo narrativo che sta creando. Innazi tutto presenta al lettore i personaggi della storia.
Il rapporto tra i narratori e i loro personaggi è estremamente personale, intimo e diretto. La caratteristica principale del rapporto è che nessuno dei due può sopravvivere, o addirittura esistere, senza l’altro. Lo stesso vale per me e gli eroi che ho accolto nelle mie storie. Ce ne sono due, in particolare, a cui mi sono legato viaggiando in questa lontana terra: Alberto Maria De Agostini e Pasqualino Rispoli. Si possono definire entrambi dei viaggiatori, nel senso che hanno superato infinite difficoltà per raggiungere questi luoghi ai confini del mondo. Volerlo con forza e cambiare la loro vita. I lettori mi chiederanno se quella scelta li ha resi felici e placati , e sinceramente ero curioso di saperlo anch’io anch’io mentre ne raccontavo le storie. Ma al contempo mi unisce a loro un indissolubile legame affettivo. Le loro gioie sono le mie e mentre scrivevo di loro le nostre esistenze erano interdipendenti. In un capitolo de “Il Cacciatore di Ombre” questa esperienza viene portata esplicitamente alla ribalta quando il protagonista e il narratore si incontrano in una corriera patagonica e hanno un breve dialogo, il narratore percorre l’immensa pianura patagonica e il personaggio svanisce nel momento in cui sulla pagina viene messo il punto finale.
E allora partiamo da qui: è il 1918, in Europa è appena finita la Grande Guerra. Ci troviamo nella Terra del Fuoco a sud della Patagonia. Ho scritto tanto di questa terra e dei suoi guerrieri, quelli armati e quelli disarmati e quasi sempre ogni storia si è incontrata almeno con un'altra, tracciando quel cerchio magico che Borges ha descritto così bene nei suoi libri.Esploratori e conquistatori, coloni spietati e cacciatori di balene e di teste, assassini e braccianti, sfruttati e schiavizzati. Parabole di vita molto diverse. Eppure tutte segnate dal naufragio di un sogno.Un sogno che si chiamava America.
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