Il miglior Milan della stagione non basta per conquistare un buon risultato a San Siro contro un Atlético Madrid nettamente favorito ma molto fortunato. Rossoneri colpiti da Diego Costa nel secondo tempo, dopo un primo tempo ricco di emozioni: traversa e palo colpiti da Kakà e Poli. L’ottavo di Champions League, dunque, si complica per il Diavolo, chiamato all’impresa al ritorno in Spagna.
“Mister Champions” Seedorf (che di Champions ne ha vinte 4 da giocatore, con tre squadre diverse) si affida al solito 4-2-3-1 con Balotelli in avanti supportato da Kakà, Poli e Taarabt; centrocampo quasi obbligato con De Jong e Essien, vista la squalifica di Montolivo. In difesa, Rami e Bonera (rientrato dall’infortunio) con De Sciglio e Emanuelson. In porta ovviamente Abbiati, ex proprio dell’Atlético.
D’altra parte, “El Cholo” Simeone opta per il 4-4-1-1, con il temibile Diego Costa unica punta, supportato da Raul García, David Villa in panchina. Il centrocampo colchonero si completa con Arda Turan, Mario Suárez, Gabi e Koke mentre, davanti all’estremo difensore Courtois, spazio a Juanfrán, Miranda, Godín e Insúa.
Davanti a circa 70.000 spettatori, va in scena Milan – Atlético Madrid: rossoneri contro biancorossi, Diavolo contro Colchoneros, Balotelli contro Diego Costa, Seedorf contro Simeone.
Pronti, via e l’Atlético si ritrova subito il possesso palla, ma dopo qualche minuto, tuttavia, l’animo Champions assale il Milan, che spinge e colpisce in pochi minuti due legni. Prima è Kakà a colpire la traversa con un gran sinistro dal limite; successivamente, bel cross di Taarabt preciso sulla testa di Poli, ma Courtois devia il pallone sul palo: che brivido.
L’Atlético si ritrova dunque in difficoltà e si becca il primo cartellino giallo della gara: brutto fallo di Insúa su De Sciglio, con conseguente mischia attorno al giocatore argentino. Il terzino azzurro, invece, è costretto ad uscire: al suo posto Abate.
È tutto un altro Milan in questa parte di gara, gioca bene e concede poco ai Colchoneros, che rischiano ancora su tiro di Kakà. Dopo l’assist di tacco di Balotelli in area, il brasiliano scarica e sfiora la traversa.
Applaude San Siro, cantano i tifosi rossoneri, gasati dal buon momento dei suoi giocatori.
Il Milan continua a spingere e Balotelli prima si procura una punizione con conseguente giallo a Mario Suárez (punizione poi smorzata in angolo). Successivamente, l’attaccante rossonero raccoglie un pallone al limite dell’area sinistra e lascia partire il destro a giro che sfiora il palo.
Nella ripresa, il gioco si equilibra: squadre più calme e più allungate, trovando entrambe una palla-gol. Ci prova prima Diego Costa in sforbiciata: palla alta. Qualche minuto più tardi, capovolgimento di fronte con Kakà che prova il tiro dalla distanza ma la palla termina fuori.
La partita adesso sembra aperta a qualsiasi risultato, anche se il Milan nel primo tempo meritava senz’altro il gol del vantaggio.
Tuttavia, la partita del Milan si complica: in uno scontro con Diego Costa, Balotelli cade e si fa male alla spalla. Poco dopo, il numero 45 sarà costretto ad uscire per far posto a Pazzini.
L’Atlético, invece, continua a crescere e si fa vedere dalle parti di Abbiati con una botta da fuori di Raul García parato in due tempi dall’estremo difensore.
All’84’ arriva, infatti, la mazzata per i rossoneri. Su calcio d’angolo dei Colchoneros, Abate colpisce male di testa e serve Diego Costa che, con un colpo di testa, batte Abbiati.
Troppo solo l’attaccante brasiliano naturalizzato spagnolo e l’Atlético passa in vantaggio.
Il Milan, fin qui abbastanza bene, accusa il colpo, ma va vicino al pareggio su punizione con un siluro di Rami che sfiora il palo.
Dopo 3’ di recupero, triplice fischio di Proença e tutti sotto la doccia, fredda per i rossoneri, che hanno disputato una buona gara, soprattutto nel primo tempo dove meritavano il vantaggio; bagno caldo in Jacuzzi per i “materassai” di Madrid che, forti dello 0-1 fuori casa, possono disputare la gara del ritorno al Calderón con più tranquillità.
Il Milan spera nell’impresa, ma a Madrid non sarà facile: ma la speranza è l’ultima a morire.