E, con una frase così, ad effetto e sospesa tra il lusco e il brusco, potremmo anche mettere un punto al post e dedicarci alla vita, con il tarlo di una micro riflessione che grattuggia le meningi, con buon dispendio energetico...
Comunque, perché iniziare così un martedì dalla fortissima banalità?
Beh, perché stamattina, tra la tazza di caffèlatte e la fetta biscottata con la marmellata, leggendo un "Vanity fair" datato, sono incapata nell'intervista della Pascale, first lady della neo ri-nata "Forza italia" il "mitico" partito fondato nel 1994 da Berlusconi, bandiera del centrodestra italico, di quella Italia che viveva appieno e di gusto quegli ultimi anni di splendore socioeconomico.
Non volendo fare di questo post una pagina di propaganda a favore o contro, preferisco concentrarmi sulle parole della mia coetanea, Francesca Pascale, che, a torto o a ragione, condivisibilmente o meno, mostra una ferrea volontà ed una determinazione tali da essere quasi in controtendenza con il carattere e le volontà "normalmente" dimostrate dalla nostra generazione.
Ora, io non sono tra quanti dicono che, le giovani generazioni che si affacciano alla maturità, siano una fascina di legna che sarebbe meglio ardere, prima di ritrovarsi nei guai tuttavia non posso fare lo struzzo, e non vedere quanto forte sia il lassismo generale, quanto ancora preponderante appaia la voglia del "tutto e subito", con uno smaccato distacco dalla realtà in cerca di futile luce riflessa che porti in auge la persona senza troppo sforzo.
Che la Pascale dica o meno la verità, che siano le sue affermazioni pura inventiva, o la realtà dei fatti, non mi è dato di saperlo, viste le mie scarsissime frequentazioni ad Arcore, però ho ammirato la sua strenua decisione di "volere Berlusconi" [stacchiamoci, un istante dal destinatario delle attenzioni della signorina, per cortesia, altrimenti facciamo di questo un post di politica invettiva, che è quanto di più lontano possa esserci dal mio intento], il racconto del "filo" fatto al Cavaliere, la perseveranza nell'accostarsi all'obbiettivo, ed il lavoro fatto per arrivarci.
Guardarmi dentro, con tutto il reticolo di dubbi ed ipocrisie che mi porto appresso, con la paura e la sventura di mille manie e di trenta mila asperità, non mi fanno fiero baluardo dell'intraprendenza determinata che vorrei vantare, anzi...
Sempre più spesso metto avanti a tutto quello che vorrei ottenere, una mandria disordinata di "ma", "però", "tuttavia", "domani", un susseguirsi di scusanti e di promesse fatte e rimandate al futuro... che no, decisamente non mi fanno onore.
Quindi, da tutta questa maifrina, la riflessione delle riflessioni...
Non mi pongo le giuste domande, altrimenti sarei costretta a trovare risposte adeguate.
In controtendenzza con questa parte dell'anno, faccio un fioretto tardivo o anticipato...
Mettermi nei miei panni, vestendoli col giusto rispetto che debbo a me stessa, perché se è vero che è VERISSIMO che le cose, comunque vada accadono, è altrsì vero che se non ci mettiamo un minimo di forza di volontà tutto rimarrà SEMPRE così com'è...