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Un busto per lo zio fascista

Creato il 25 agosto 2011 da Radicalelibero
Un busto per lo zio fascista

image: www.repubblica.it

A Guido Letta, zio di Gianni, sottosegretario ed intimo compagno di merende del capo-Barnum Silvio Berlusconi, la Provincia de L’Aquila ed il comune di Aielli (danneggiato dal virulento terremoto che ha distrutto il capoluogo) hanno dedicato una piazza ed un un busto. In una teca di vetro dalla forma circonferenziale, giusto al di sopra della targa d’intestazione dello spazio urbano, incassato nelle mura esterne di un palazzo, spunta il busto del fu gerarca fascista e potestà rigoroso. Chiaramente, quei fondi fanno parte della “Cassa abruzzese” destinata dal Munifico premier alle zone colpite dal sisma. Un atto politico forte, quello delle istituzioni locali. talmente tanto mirato, da richiedere le “porta chiuse”. Infatti, mentre Anpi ed associazioni attendevano la comunicazione ufficiale della cerimonia (per protestare contro la rimembranza funebre di un ex camicia nera), il sindaco Benedetto Di Censo, il senatore Filippo Piccone, il presidente della provincia dell’Aquila Antonio Del Corvo, l’assessore ai lavori pubblici della regione Abruzzo, Angelo Di Paolo hanno attuato un blitz commemorativo niente male.
Fa ridere immaginare i frenetici preparativi, le linee roventi, i cellulari che organizzano il taglio del nastro. Neppure Guareschi sarebbe riuscito ad immaginare tanto, d’altronde: un senatore della Repubblica e le più alte cariche amministrative locali impegnate nella commemorazione silente in un paese della microprovincia italica.
Tanto per capire chi fosse questo benedetto potestà, val la pena chiudere riportando le parole che l’allora vegeto e solerte fascista scriveva nel luglio del 1939, in una missiva riservata indirizzata a “Fascisti Podestà e Commissari Prefettizi” circa l’applicazione delle Leggi razziali, emanate l’anno precedente dal regime mussoliniano.
“L’applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall’esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, restano pur sempre soggetti ad un regime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d’intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti”
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