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Un caffè al volo – parte due

Creato il 07 febbraio 2012 da Camphora @StarbooksIt

Vi ricordate settimana scorsa? Beh mica me lo lasciavo scappare via così, il signor Dazieri, e allora per voi:

2. Lei scrive in un suo post: “La trama viene dopo e si può sempre discutere, ma se un autore non sa come gestire personaggi e voci, se non sa cosa sono i punti di vista, la miglior trama del mondo non servirà.” Quali sono le qualità imprescindibili che lei cerca in un testo e senza le quali non ha senso proseguire nella valutazione?

La capacità di raccontare e un punto di vista originale sulle cose. Come dicevo in quel post, una trama si può sempre aggiustare. Se scrivi un giallo che ha un finale debole, per esempio, discutendo con l’editor puoi trovare delle soluzioni migliori. L’editor ti indicherà, in base alla sua esperienza, dove sono i punti oscuri della trama, dove ti dilunghi troppo e dove, magari, devi invece approfondire, eccetera. Se la trama è perfetta ma i personaggi sembrano di cartone, oppure parlano in modo artificioso, e quello che stai leggendo non ti invoglia minimamente a proseguire, non c’è niente da fare. Se posso fare un paragone irriguardoso, è un po’ come a X factor. Gli spettatori da casa si accorgono facilmente se un cantante è stonato, se ha del talento o meno. 

Ma visto che si giudica il romanzo, non solo lo scrittore, quello che scrivi deve avere qualcosa di originale, un punto di vista, un’idea, un percorso che siano tuoi e di nessun altro. Che derivino dalla tua esperienza di vita, dalle tue paure, dai tuoi desideri, non dalle letture che hai fatto. Molti dei manoscritti che scarto hanno proprio questo difetto: sono scatole vuote. L’autore, invece di raccontare qualcosa che conosce, si limita a fare una nuova “versione” di quello che gli è piaciuto leggendo. E, ovviamente, il risultato suona artificioso e falso. A un autore che continuava a mandarmi horror ambientati a New York chiesi: Dove vivi? lui mi rispose: A Bologna. Che lavoro fai? Il camionista. Gli ho detto: Io conosco poco Bologna e non so niente del mondo degli autotrasportatori. Perché non racconti un horror ambientato nel tuo mondo? Almeno sarà originale, almeno i personaggi saranno veri! Mi immaginavo scene di camionisti serial killer che ammazzavano ai caselli autostradali, di autotrasportatori che si riunivano di notte per dare la caccia al collega licantropo. Io mi sarei divertito a leggerlo. Invece l’autore dopo sei mesi mi mandò una storia ambientata a Las Vegas con il protagonista agente della Cia. Ed era, ovviamente, una palla mortale.


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