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Un cervello slow

Creato il 08 giugno 2013 da 19stefano55

Esiste un movimento, un sito, vari gruppi locali che elogiano la lentezza. Io addirittura l’ho messo come parte del titolo del blog. Ma spesso è più facile a dirlo che a farlo; certo ora che non lavoro la lentezza l’utilizzo per dare un senso alle cose che mi sono accadute e che vivo quotidianamente. Ma spesso il tema divide nel parlare….non ho tempo di ascoltare queste frescacce!!

Quindi  piacendomi quasi tutti gli scritti della Tamaro riporto questo che è per me strategico nel vivere. L’ha scritto sul Corriere della Sera in occasione della tragica dimenticanza di quel padre nell’avere suo figlio in macchina , da portare all’asilo!

“È stata la nostra capacità di attenzione e di concentrazione a costruire nei secoli quel che noi chiamiamo cultura. Ci è voluta attenzione e concentrazione per capire i ritmi della terra e dare via all’agricoltura. E ancora attenzione, e concentrazione sono state necessarie per costruire, ad esempio, il Duomo di Orvieto, senza l’aiuto di macchine, computer, colate di cemento. Eppure, se lo si guarda, non c’è dettaglio o ornamento che non sia perfetto. L’attenzione è il pilastro portante della nostra vita ma, per esistere nella sua feconda creatività, ha bisogno di radicamento, di profondità, di una direzione univoca verso cui andare. L’irruzione delle tecnologie di comunicazione veloce degli ultimi vent’anni ha completamente frantumato la nostra capacità di attenzione profonda.Siamo attenti, sì, terribilmente attenti, ma solo ai crepitii di superficie, agli squilli, ai cinguettii, ai led luminosi, sempre pronti alla risposta, sempre raggiungibili da tutti e sempre terrorizzati di perdere quell’onda che ci tiene connessi col mondo virtuale che ci circonda. Ma questo nostro essere eternamente connessi ci ha portato inevitabilmente a vivere in uno stato di continuo allarme. Il nostro cervello è fatto per la profondità e la lentezza, allontanarlo da questa condizione non può che metterlo in uno stato di grande instabilità.
Non si tratta di essere contro la tecnologia, ma di capire quanto la tecnologia serva a noi e quanto noi, invece, siamo destinati ad essere servi della tecnologia. Senza attenzione profonda, uno scrittore non riesce a scrivere un libro, un poeta una poesia, uno scienziato fare una scoperta. Senza attenzione profonda si disgregano anche i rapporti umani, perché quel che costruisce i rapporti umani è soltanto l’amore, e l’amore non è altro che una forma di attenzione prolungata nel tempo.

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