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un “cinque” allo stupro, con colpa o dolo

Da Suddegenere

STUPRO è qualcosa che, senza mezzi termini, mi fa profondamente orrore. Un orrore  che si insinua sotto la pelle, mi attanaglia la gola togliendomi il respiro, mi fa venire conati di nausea, mi fa sentire impotente e contemporaneamente furibonda.

E’ stato rilevato più volte, e da più persone, come la violenza di genere non trovi negli organi di informazione quella considerazione professionale e valutazione di rilevanza sociale necessarie a rafforzare, nel sentire popolare, il senso profondo e reale di lesione di beni primari, costituzionalmente riconosciuti, quali l’integrità fisica e psichica e la libertà di autodeterminazione delle donne.

Giovanna Vingelli, ad esempio, ha rilevato come l’attenzione dei professionisti della informazione sia rivolta  quasi esclusivamente a dettagli riguardanti la vita privata delle donne, mentre la figura dell’aggressore rimanga avvolta nell’ombra; di come minuziose descrizioni di stupri e violenze siano accompagnate da “rappresentazioni” dello stato emotivo della donna banalizzanti e superficiali; di come, attraverso l’uso di frasi all’apparenza casuali ed innocue, vengano instillati dubbi sulla veridicità delle violenze perpetrate, perché in fondo (e neanche troppo in fondo) è la donna che deve provare che non sta mentendo, è la donna della quale si valuta l’attendibilità e se ne tenta il discredito, soprattutto quando l’uomo violento non è extracomunitario o straniero (il mostro) ma, come avviene nella maggior parte dei casi ha l’aspetto di una persona rispettabile e/o ha una posizione sociale che gli viene riconosciuta dalla collettività (o è ragazzo di “buona famiglia”).

Abbiamo detto di come le notizie delle violenze di genere e dei femminicidi vengano date come se si trattasse di eventi ineluttabili, di come le donne che vengono stuprate, picchiate e uccise sono – dove in maniera grossolana, dove in maniera insinuante – colpevolizzate e definite corresponsabili, buttandola in caciara attraverso superficiali analisi psico-sociologiche sul fatalismo delle corresponsabilità nelle relazioni.

Di come, anche se non eri proprio consenziente, se ti stuprano è perchè in qualche modo te la sei cercata: cosa ci facevi a tarda notte in un locale di periferia? cosa ti è saltato in mente di uscire da sola? quanto avevi bevuto? non lo sai che ci si veste in maniera appropriata? perchè hai dato retta ad uno sconosciuto? anche se lo conoscevi bene non l’avevi capito che da te voleva una cosa sola? Tua madre non ha esercitato sufficiente controllo sulla tua vita da minorenne (tuo padre non viene mai menzionato). Se poi ti uccidono è perchè è colpa della gelosia, perchè anche tu ci hai messo del tuo (eri gelosa pure tu), perchè avevi un carattere predominante e lui non l’accettava (allora inevitabilmente ha “accettato” te), perchè le perversioni relazionali sono il grande male dei nostri tempi. Insomma, non si può mica rovinare la vita di un uomo per un raptus di follia (che ha tolto la vita a te).

Abbiamo detto di come lo stupro possa essere definito “una brutta avventura“, mentre noi lo sappiamo bene che non si può guarire in venti giorni, anche se ce lo dicono in ospedale, perchè

“Subito dopo un’aggressione sessuale, le vittime si trovano spesso in uno stato di shock. È anche frequente che si sentano in colpa e credano che avrebbero potuto evitare lo stupro. Le vittime sentono di aver perso il controllo della loro vita,e sono incapaci di compiere gesti quotidiani, soffrono di incubi e di ricordi angoscianti. Le vittime di uno stupro temono anche per la loro incolumità. Laddove regna l’impunità, capita che la vittima di uno stupro incontri ancora il suo aggressore, temendo così altre violenze. Un episodio di violenza sessuale può anche minare la capacità di una persona a stabilire rapporti interpersonali e ad avere fiducia negli altri. Anche la vita sessuale può subire ripercussioni, poiché spesso le vittime associano la sessualità alla violenza e al dolore. A lungo termine, molte donne soffrono di depressione, ansia ed episodi psicotici. La vittima di uno stupro può soffrire di depressione e di sindrome da stress post-traumatico (PTSD) soprattutto se durante l’aggressione ha riportato danni fisici. Le donne e gli uomini che sono stati violentati a volte tentano anche il suicidio.” da Vite spezzate – Rapporto di Medici Senza Frontiere sulla violenza sessuale, Marzo 2009

E’, per caso, previsto il “reinserimento” delle donne stuprate nella società? Chi si  fa carico delle vite spezzate, lo Stato?Chi protegge le vittime mentre l’accusato è in attesa di giudizio?Le Istituzioni?

Sappiamo come, ovunque nel mondo, sia prassi consolidata quella di vendere i diritti delle donne in cambio di guadagni politici.TUTTI i diritti.

<<La violenza di genere è un fatto sociale e culturale, che trascende la dimensione privata, e che ha radici nella disparità di potere tra i sessi. Lo stupro è uno strumento di esercizio maschile sull’ affermazione della libertà delle donne.>>

E’ bene cercare di fare chiarezza, a volte, perché ci sono persone (rappresentanti delle Istituzioni, giornalisti e giornaliste, intellettuali o desiderosi di essere tali, la simpatica vicina della porta accanto o il postino che suona sempre all’ora di pranzo, e così via) che con colpa o dolo provvedono a sdoganare il peggio dell’umanità.

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consigli di lettura:

Di sesso, divertimento e stupro. , di Lorenza Valentini

Concita De Gregorio e lo stupro di Modena: retoriche paternaliste, Billionaire e yogurt avariato , di UAGDC 

 Le lacrime dello stupratore, soft revolution


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