Vedo, tra bottiglie di liquori e amari dagli improbabili colori, questo libro.Lo sguardo si inchioda sul viso di quel vecchio e ...LO RICONOSCO.Davvero un colpo al cuore e un passo di oltre mezzo secolo indietro nel tempo.
Sono una bimba e saltellando precedo mia nonna lungo un sentiero non troppo difficile; mi fermo spesso a raccogliere more dalla siepe che lo costeggia e mi preoccupo solo un po' delle ortiche che mi schiaffeggiano le gambe; ormai conosco quel sentiero e potrei percorrerlo bendata.
Andiamo da lui, il Professore
che cura con " segni".
La sua fama ha da tempo
superato i confini nazionali
e davanti la porta della sua
modestissima casetta di
montanaro c'è, ordinatamente in fila, una varia umanità silenziosa e fiduciosa.
Lui apre la porticina e fa entrare una persona per volta.
Anche io, bimbetta di sei-sette-otto anni, entro da sola e non ho affatto timore, mi piace quel bel signore con i capelli bianchi e dallo sguardo ceruleo e indagatore...uno sguardo che inchioda!
Mi piace quella abitazione: una sola stanza che profuma di legna al fuoco.
Mi piace la sua voce quando mi dice "Chiudi gli occhi" e io vorrei barare e lasciare una fessura tra le palpebre ma poi obbedisco e aspetto tranquilla i pochi minuti che gli servono per i suoi "segni".
Sicuramente, dice la nonna, l'inverno successivo sarei stata meglio e avrei evitato qualcuna delle mie numerose "bronchitine" .
Leggendo il libro di Luigi Bonaldi, medico veterinario operante nella zona, ho ripescato notizie sepolte nella mia memoria e altre ne ho trovate che non conoscevo.
Per esempio non sapevo che Silvio Tazzioli (nell'ultima pagina, seguendo il link) - questo era il suo nome - parlava spagnolo e americano, avendo vissuto in Argentina e negli Stati Uniti dove aveva imparato l'arte del guaritore e l'ipnosi dagli sciamani nativi americani.E invece sapevo , e ricordo bene, che non chiedeva e rifiutava le offerte in denaro .
La mia nonna impiegò mesi per fargli accettare, ogni volta che andava da lui, "...solo un piccioncino arrosto, professore..." che lei cucinava nel forno della stufa a legna e poi portava con sé da Modena fino a La Raggia (Frassinoro-Mo) , un vero e proprio viaggio a quei tempi: trenino Modena-Sassuolo e poi corriera fin lassù.
UN COLPO AL CUORE anche per la coincidenza che ora dirò.
Il mio sguardo si è posato su quel libro negli istanti in cui, al telefono, ci avvisavano che il fienile del quale ci eravamo innamorati poteva essere nostro.Si trova a pochi chilometri dalla casa del nonno con gli occhi celesti, così io lo chiamavo allora.
"Un segno del destino" dice la voce di mia nonna."Solo una buffa coincidenza" dico io.Anche se, lo ammetto , mi ha lasciata interdetta.