Magazine Racconti
Cooosa?Lo fissa a bocca aperta, sorpresa e senza fiato."In Australia?"
"Sì!" Filippo non riesce a contenere l'entusiasmo.
Lo guarda incredula, mille pensieri si rincorrono nella sua mente.
"E quando dovrai partire?"
"Dopodomani."
Ata sente il sangue defluire dal suo corpo, le gambe farsi molli. Questo no, proprio non se l'aspettava.
"Quanto tempo dovrai stare i-in Australia?"
Il ragazzo ha un attimo di esitazione prima di rispondere.
"Sei mesi. Se tutto va bene, anche un anno."
Lei ritira brusca le mani dalle sue e si accascia sconfitta su una sedia.
Se le avesse dato un pugno nello stomaco le avrebbe fatto meno male.
'Allora non è venuto per me! Non gli importa niente di me!'
Chiude gli occhi per assorbire il colpo e stringe le labbra per non piangere.
Filippo s'inginocchia davanti a lei.
"Ata..."
Lei si alza di scatto e si allontana. La sua vicinanza la opprime.
Anche Filippo si alza e le si avvicina, ma lei gli sfugge e corre attorno al tavolo.
"Eravamo in diecimila a concorrere e c'erano solo due posti." si affanna a spiegarle seguendola.
"Che fortuna!" sorride sarcastica mentre continua a percorrere il perimetro del tavolo.
Il suo unico desiderio è sfuggirgli, far sbollire la rabbia e il dolore e reprimere il fortissimo desiderio di sferrargli un pugno sul naso.
"Una gran fortuna, è vero." concorda lui correndole dietro. "Il documentario sarà trasmesso in un'importante trasmissione americana, forse arriverà anche in Italia e, sicuramente, le mie foto saranno inserite nella più importante rivista scientifica internazionale!"
"E vincerai anche il premio Pulitzer!"
C'è ironia nella sua voce.
Filippo la coglie.
"E perché no?"
Ata si gira di scatto.
"E con lo studio come farai, eh?"
Lui alza le spalle indifferente.
"Lo metterò in pausa per un po'. Il locale è mio e non devo dare conto a nessuno."
Un senso d'angoscia si fionda sul suo cuore e la rabbia prende il sopravvento.
"Ma sono dieci anni che fai questo!" urla puntandogli il dito contro.
Filippo comincia ad arretrare mentre lei avanza inferocita.
"Vai vieni, ogni volta dici che è una grande occasione, ogni volta dici che è l'ultima!"
"Ma è così!" si giustifica lui. "Ci vogliono anni di esperienza, anni di viaggi per diventare un fotografo affermato, e..."
"Ma li hai fatti già!" continua a gridare lei costringendolo a percorrere il perimetro del tavolo al contrario. "Qui ti conoscono tutti, lo sanno tutti quanto sei bravo, non puoi abbandonare di nuovo il tuo lavoro per andare all'avventura!"
Filippo si ferma e scuote la testa.
"Il mio lavoro è la fotografia e la fotografia è ovunque." la guarda serio. "Negli occhi della gente, nel ruggito di un leone, in un tramonto africano, nel mare di Sicilia... e tu lo sai, sei sempre stata d'accordo con me. Cos'è cambiato ora?"
Ata volge lo sguardo verso la finestra. Triste.
"Io..." si gira verso di lui, "so cosa significhi per te la fotografia, e apprezzo la passione che metti nel tuo lavoro, credimi, però..." abbassa la testa.
Filippo le alza il mento con un dito.
"Però?" i suoi occhi la scrutano attenti.
Lei si scosta turbata.
"Arriva un momento in cui bisogna fermarsi e pensare al domani, non al presente e basta. Si cresce, Filippo."
Lui trattiene il respiro colpito. Non si aspettava una tale severità da lei.
Ata si aggiusta i capelli dietro all'orecchio.
Sospira.
"Senti..." inizia tremante, "so che per te non è facile stare fermo in un posto per troppo tempo, però io sono convinta che sia una questione di abitudine. I tuoi viaggi, le tue lunghe pause... ti destabilizzano. Ogni volta devi iniziare daccapo e ti sembra tutto più faticoso e pure noioso."
"No." Filippo scuote la testa.
Lei decide di continuare, di tentare il tutto e per tutto. Il suo cuore sta sanguinando e lei deve fare qualcosa per salvarlo.
"Non fuggire!"
"Non sto fuggendo."
Chiude gli occhi per respingere le sue obiezioni.
"Ti aiuto io, eh?" sorride con il pianto nella voce. "Sono la tua amica, in fondo."
Filippo la guarda mesto e fa cenno di no con il capo.
"Mi manca solo qualche esame, ormai, poi chiuderò la partita con l'università." gli lancia uno sguardo speranzoso e disperato insieme. "Potrei venire allo studio con te?"
"Ata..."
Ma lei è sorda a ogni richiamo.
"Potrei accompagnarti ai matrimoni, ai battesimi o a qualsiasi altra occasione." ridacchia con le lacrime agli occhi. "Ormai, nemmeno i funerali mi fanno più impressione."
Filippo scuote ancora il capo.
"Ata..."
"Non so fare un granché, è vero, però imparo in fretta e mi adatto a fare tutto, anche mantenere solo la luce."
Lui la guarda con sofferenza.
"Ata, senti..."
Ma lei non si arrende.
"E poi farò la dieta e mi vestirò bene..."
La fissa perplesso.
"Cosa c'entra questo?"
"C'entra, perché ai matrimoni si va vestiti bene, con un aspetto curato e io non voglio farti fare una brutta figura." termina la frase in un sussurro, mentre le lacrime scorrono silenziose sul viso.
Filippo le afferra le spalle, deciso a porre fine a questo strazio, e le dice accorato: "Ma tu vai benissimo come sei! Non sei tu il problema, sono io!"
Ata non risponde, combatte contro il pianto, ma è una battaglia persa, ormai.
"Non capisci? Se non dimostro al mondo e a me stesso che valgo qualcosa come fotografo, non starò mai bene con me stesso e..." la guarda intensamente, "nemmeno con gli altri. La stessa cosa vale per te con la laurea, no?"
Ecco, l'ha detto e l'ha messa con le spalle al muro.
Lei chiude gli occhi sconfitta. Un dolore sordo le devasta l'anima.
Si sente impotente e maledettamente fragile.
"Io non voglio che tu vada via." dice piano travolta dal pianto.
Filippo sembra vacillare, poi la prende e la stringe forte a sè.
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