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Un concetto semplice: chi non paga i dipendenti è un criminale.

Creato il 16 luglio 2013 da Laperonza

 

sindacati, crisi, chiusura, mobilità, stipendio
Tempi di crisi. Leggiamo quotidianamente notizie ferali di aziende che cessano l'attività, chiedono concordati extragiudiziari, accordi extrasindacali, mettono in mobilità i dipendenti e chiudono stabilimenti. Spesso la crisi c’entra poco. Piuttosto funge da splendido pretesto, alibi, scusante per delocalizzare la produzione altrove, mantenere pressochè invariato il volume prodotto, abbassare il costo della produzione, guadagnare di più. Capita per le scarpe, per le componenti elettroniche, per la moda, capita anche per il pane. Così veniamo a sapere che i dipendenti dell’azienda X non percepiscono lo stipendio da tre mesi mentre la stessa azienda apre unità produttive altrove, per guadagnare nuove fette di mercato, per abbassare i costi. Poi l’azienda chiede accordi sindacali particolari (se l’ha fatto Marchionne perché non posso farlo io?) e, non potendo spuntarli, chiude e manda a casa i dipendenti. Dicono che sia normale, fa parte dell’imprenditoria, dell’economia moderna. Si chiama flessibilità, dobbiamo abituarci. Magari ci abitueremo pure. Ma un principio deve rimanere invariato perché al suo mancato rispetto non possiamo e non dobbiamo abituarci: chi non paga è un delinquente. Chi non paga i propri dipendenti è un criminale. Anche se lo Stato lo perdona, anzi, lo sostiene. È un criminale. E non c’è flessibilità che tenga.

Luca Craia


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