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Vi siete dimenticati di comprare i fiori alla vostra bella per San Valentino? A portarvi qualche rosa ci pensano i Cranberries! Dopo 11 anni di silenzio tornano a farsi sentire i mirtilli di Limerick, al secolo Noel e Mike Hogan, Fergal Lawler e Dolores O'Riordan. I Cranberries mettono la parola fine a una lunghissima pausa in cui le carriere dei singoli membri si sono separate percorrendo altre strade, anche se la più attiva è sicuramente stata la carriera di Dolores, che oltre a 2 album in studio e diverse hit ha aggiunto al suo curriculum parecchie collaborazioni con artisti e gruppi soprattutto europei.
Nel 2001 usciva l'ultimo lavoro della band al completo, "Wake up and smell the coffee", album discreto e in perfetto stile Cranberries, in bilico tra pop-rock e atmosfere epicheggianti, con la splendida voce di Dolores a farla da padrone come dalla migliore tradizione del quartetto irlandese. Sono passati undici anni e poco è cambiato, nonostante gli anni passati, nonostante la carriera solista di Dolores e nonostante le derive elettroniche dai riscontri abbastanza positivi dei fratelli Hogan targate Monoband e Arkitekt, nonostante tutto il tempo sembra essersi fermato per i Cranberries nel bene e nel male, e la dimostrazione è il loro sesto album, "Roses", uscito ieri in occasione della festa degli innamorati.
Il gruppo non subisce variazioni, nè nella line-up, solida e rodata, nè nel resto della squadra, produzione compresa visto che anche in questo caso è stata affidata a Stephen Street, produttore della band dagli esordi di "Everybody Else Is Doing It, So Why Can't We?", e il risultato non può che essere un album nel più puro e limpido stile dei quattro irlandesi. Il disco, anticipato mesi fa dal singolo "Tomorrow", è stato registrato tra Londra e Toronto ed è composto da 11 brani caldi e avvolgenti, che lasciano ancora un po' nel cassetto la grinta arrogante e i temi più impegnati cari ai primi, esplosivi e trascinanti Cranberries a favore dei sentimenti, elemento cardine dell'intero album espresso come sempre in maniera eccelsa dalla voce ammaliante della O'Riordan e coronato da musiche a tratti sognanti e a tratti più cadenzate e decise che senza farsi troppi problemi prendono spunto a piene mani dal background del gruppo. Le citazioni e le somiglianze si sprecano e certamente non fa dell'originalità uno dei punti di forza di questo lavoro, anzi ne diventa forse l'unica vera pecca, ma d'altro canto era auspicabile visto che "Roses" rappresenta la reunion non dichiarata della band dopo un altrettanto non dichiarato scioglimento, perlomeno artistico.
Sono le sognanti atmosfere tipiche dell'isola di smeraldo ad accoglierci con "Conduct", start-track dal sapore celtico, dove troviamo il buon Lawler a rullare leggero sui tamburi per poi accompagnare con tempi didattici la voce della brava Dolores che passa sapientemente da frasi e parole sussurrate ai crescendo vocali a cui ci ha abituato. A seguire c'è "Tomorrow", brano fresco e decisamente poppeggiante, non a caso scelto come singolo di anticipazione del disco, con cui gli irlandesi smuovono la voglia di lasciarsi andare e di smetterla di pensare troppo e seguire qualche istinto in più, perchè "Tomorrow could be too late", "domani potrebbe essere troppo tardi". Ad abbassare i ritmi e scaldare il cuore arriva il fuoco di "Fire & soul", romanticissima ballad sussurrata su una base che riporta alla mente non troppo velatamente il passato del gruppo senza mai sforare nell'autoplagio. La successiva "Raining in my heart" si apre in acustico per poi procedere sempre più verso un sound corale e ben strutturato che concorre ad essere uno dei migliori brani dell'album e avvolge morbidamente per poi chiudersi nuovamente in acustico sul finale e lasciando addosso calde sensazioni che vengono prese al volo dal pezzo più Cranberries style di tutti; "Losing my mind" è un estratto puro e semplice del sound del gruppo, un brano che procede leggero e quasi accennato per poi salire in perfetta sintonia con la progressione vocale della O'Riordan e sfociare in un acustico e vibrante ritornello destinato ai cori più sentiti dei prossimi concerti. "Schizophrenic playboys" tiene il ritmo del brano precedente, con Dolores che ci delizia e ci affabula nuovamente con i suoi crescendo vocali per poi tornare a cantare sottovoce sulle note di "Waiting in Walthamstow", tra ammalianti ritmi da tango e una fumosa atmosfera lounge. L'ottava traccia, "Show me", personalmente la migliore in assoluto del disco, prende nuovamente ispirazione dal passato e, inutile dirlo, è tipica che più tipica non si può di Dolores e soci, musicalmente strutturata e potente e vocalmente (e c'è da ripeterlo?) eseguita in modo eccezionale. Con "Astral projection" Noel Hogan, sostenuto dall'onnipresente Lawler, fa sentire di essere un chitarrista irlandese fino nel midollo, di quelli che si esibiscono ogni sera in un affollato pub senza bisogno di potenti amplificatori e riverberi o distorsioni, ma consumandosi i polpastrelli su una chitarra acustica che diventa l'habitat perfetto della solita, bravissima Dolores per l'ennesimo ottimo brano. La sei corde di Hogan ci accompagna fino alla fine, con "So good" e "Roses", la title-track posta a chiusura dell'album, che creando soluzione di continuità ci lasciano come ci hanno accolto, tanto morbidamente che si resta ancora un po' sognanti e a stento ci si accorge che dalle prime note sono passati ormai 45 minuti.
Nella storia dei Cranberries è sempre stata evidente una assoluta dipendenza da Dolores O'Riordan, frontwoman, autrice dei brani e indiscussa leader del gruppo, grazie soprattutto ad una voce davvero difficile da mettere in secondo piano che volenti o nolenti condiziona anche l'arrangiamento dei pezzi. Tutto gira intorno a Dolores: le musiche, come le atmosfere e le diverse impronte date a questo come ai passati album variano in funzione dell'interpretazione della cantante, e questo non può che creare una certa ristrettezza rispetto a nuovi sound e sperimentazioni, cosa che anche in "Roses" è più che lampante. "Roses" è un album dei Cranberries, di quelli che riconosci lontano un chilometro, e loro stessi sono, nonostante il tempo passato, quelli di sempre. Questi sono i due aspetti contrastanti del disco, da una parte chi si aspettava nuove sonorità e arrangiamenti diversi rimarrà deluso, mentre dall'altra chi in fondo un po' se lo aspettava e sperava più che altro in un ritorno degno di avere senso sarà ben felice di infilare nello stereo questo nuovo lavoro e di farsi conquistare dall'incantevole voce di Dolores e dai sognanti paesaggi disegnati dalla band irlandese. Insomma, niente di nuovo sul fronte Cranberries, niente stravolgimenti ma nemmeno delusioni, "Roses" non è un disco di svolta, non cambierà nulla e non infiammerà le polemiche, ma una scintilla la accende, proprio dove era destinato ad accenderla, scaldando il cuore, e se non fa nulla di innovativo per la musica, certamente fa bene all'anima, in fondo è questo che conta....
Voto: 7,5
Tracklist
1. Conduct
2. Tomorrow
3. Fire & Soul
4. Raining in My Heart
5. Losing My Mind
6. Schizophrenic Playboys
7. Waiting in Walthamstow
8. Show Me The Way
9. Astral Projection
10. So Good
11. Roses
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