Ultimamente la più grande delle sorelle Guzzanti mi sta cordialmente antipatica. Ma proprio tanto. Tanto antipatica quanto brava, tanto per chiarire.
Premetto subito che le prime puntate di Un Due Tre Stella, mi sono sembrate più un appropriazione del ruolo della Dandini che un esercizio del proprio ruolo, quello che Sabina sa interpretare benissimo perché lei come il fratello ed anche la piccola Caterina, per me sono dei giganti della satira. Sono dei professionisti perché della comicità sono per me degli intellettuali per la cura del gesto come della battuta. Per dire a me Crozza non piace. Non mi fa ridere. E’ grottesco, copione, banale e scontato.
Nelle puntate successive di Un Due Tre Stella deve essere emerso in modo chiaro questo turbamento collettivo (chiamiamolo così) che durante le prime puntate era tangibile su tutti i social network. E badate bene, non era un turbamento dovuto alle idee espresse dalla Guzzanti, ma risiedeva nel modo in cui Sabina Guzzanti faceva comizi nei propri panni invece di dirci le stesse identiche cose nei panni che meglio sa usare: quelli della satira alta. Cioè Sabina Guzzanti invece di fare Sabina Guzzanti deve fare Sabina Guzzanti. Non so se è chiaro.
Quando ci si mette, ne ha per tutti e non soffre affatto per la perdita (sempre che) del personaggio più importante della sua carriera: Silvio Berlusconi.
Dalla Marcegaglia a Monti, passando per la militante leghista e per Maria De Filippi. I frutti del ventennio, incarnati e imitati nella gestualità in modo così perfetto che non esiste un termine per raccontare la bravura di Sabina nel farlo. Chi lo nega dà un giudizio politico e non è questo che dobbiamo fare commentando Sabina Guzzanti. E le minchiate che ha combinato fuori dal palco: investimenti, pubblicazione con casa editrice o produzione berlusconiana sono cose che Sabina condivide con più dell’80% degli intellettuali (gulp) di sinistra del Paese. Anche io ogni tanto quando la vedo estremizzare posizioni e uscire dalla comica per entrare nella comiziante mi verrebbe da sventolare una bandiera con scritto coerenza.
Ma.
Oggi ad Otto e Mezzo Carlo Rossella, l’amico di Berlusconi, ha detto a Sabina Guzzanti una cosa terrificante: ha detto che un comico deve essere leggero, deve alleggerire il Paese che è già tanto depresso. Io penso che un comico così bravo deve onorare la storia della satira e deve farci ragionare. Sabina Guzzanti oggi è una spina nel fianco della politica anche quella che mi piace per dire. Esprime con tutta evidenza un’idea personale ed estrema (più degli anni precedenti), ma quando vuole lo fa bene e pur non condividendo molte cose – e adesso che hanno aggiustato il tiro – è un piacere guardare la trasmissione. Taglierei la parte con ospiti in studio che tendono a sottolineare una militanza che viene espressa benissimo dagli “esercizi” di personalità della comica. Troppa esegesi rovina l’arte. Per me rivedrei anche musica e balletti che fanno tanto centro sociale, ma questa è un’opinione personale e quindi non un giudizio da considerarsi importante.
Mi piace citare questa frase (che condivido) del blogger Peter Parker che riferendosi ad un pezzo di Giorgio Montefoschi apparso sul Corriere della Sera che stroncava la trasmissione dice così: “Non ho capito, ma è un mio limite, il perché di questa paginata: forse serviva che qualcuno stroncasse la Guzzanti per gli attacchi alla Marcegaglia, al Vaticano, alla Bryan Air, ai giornalisti di cui la Guzzanti fa nomi e cognomi oppure per i telespettatori che la seguono. Il pezzo si conclude con il trionfale arrivo di Benigni che, secondo Montefoschi, rappresenta il nazional-popolare amato da tutti. Appunto. La differenza è proprio lì. Bisognerebbe sempre dubitare di chi è amato da tutti.”
p.s. Lei fa satira (si fa spesso confusione tra comicità e satira, ha ragione Giacomo Deperu a farmelo notare), e in quanto satira è dissidente ma attraverso la risata (amara) ci ha aiutato a superare anni di buio. Considero Reperto Raiot un’opera d’arte… quella sera avrei pagato il biglietto anche per uscire tanto per dire. E ogni tanto infilo il DVD e me lo guardo.