Sulle abitazioni e sui palazzi pubblici sono caduti obici, cluster bomb ed altri ordigni proibiti, compresi quelli al fosforo bianco. Turchinov prima e Poroshenko poi, non hanno dimostrato alcuna pietà per i connazionali che vivono sullo stesso loro suolo.
Gli episodi di brutalità e di violazione dei diritti umani da parte dello Stato ucraino ormai non si contano più, eppure, nonostante le efferatezze e le atrocità commesse, la Comunità Internazionale ha continuato a parteggiare per la Junta di Kiev, senza esprimere parole di biasimo e di condanna per le forze armate di Poroshenko, tra le cui fila militano anche criminali comuni e teppisti dell’ estrema destra nazista.
In Russia si sono già riversati migliaia di profughi dal Donbass e dalle altre zone colpite, ma sembra che il problema non riguardi né l’Onu né gli altri organismi che dovrebbero vigilare sul rispetto dei diritti umani dei residenti disarmati.
Un episodio tra i tanti accaduti, che ci è stato riferito da combattenti di stanza nei pressi di Slaviansk, città dell’Oblast di Donetsk, presa particolarmente di mira dall’esercito per la sua strenua resistenza, ci permette di comprendere meglio quello che sta succedendo realmente in quella zona di conflitto.
Per piegare Slaviansk gli uomini di Kiev hanno tagliato luce e acqua e bloccato il transito dei mezzi di sostentamento per gli abitanti. Affamando e spaventando la popolazione speravano di ottenere quello che non riuscivano ad avere dallo scontro diretto coi miliziani. Il popolo non ha ceduto, per questo qualcuno ha azzardato il paragone, facendo le dovute proporzioni, con la battaglia di Stalingrado, divenuta esempio di eroismo collettivo e di sacrificio generale nella II Guerra Mondiale, quando i russi inflissero ai tedeschi la loro prima disfatta. Il 16 giugno, a Nord Est della città, in via Kotljarevskovo, incrociando via Gajdara, dove erano maggiormente concentrate le truppe di Kiev, i combattenti della Novorossija, nel tentativo di rompere l’assedio, passando per un un quartiere composto da blocchi di case prefabbricate, avevano notato alcuni civili piuttosto agitati. Il timore di diventare facile bersaglio dell’artiglieria richiedeva molta prudenza, ma un loro compagno ventenne ha insistito affinché un piccolo gruppo andasse in perlustrazione sul luogo indicato. Arrivati sul posto costoro hanno notato anziani, donne e bambini in grande difficoltà, a causa dei cannoneggiamenti ininterrotti dell’esercito ucraino. La posizione dei civili è stata immediatamente notificata al comando affinché potessero essere presi dei provvedimenti. Il Comando rispondeva dopo qualche ora modificando l’obiettivo della missione e dando priorità al salvataggio di quelle persone. L’apertura di una breccia nelle file nemiche sarebbe stata rimandata o affidata ad un altro battaglione. Quella stessa notte i guerriglieri del Donbass, nonostante le ronde della Guardia nazionale e dei pravysketor, hanno cercato di portare al riparo quei cittadini. Tutto procedeva per il meglio finché i bambini non si sono impauriti, tanto da scoppiare in un pianto. A quei rumori si sono scatenate le mitragliatrici dei soldati di Kiev e i combattenti, per permettere a quella gente di scappare, hanno risposto al fuoco nascondendosi dietro un muro di contenimento. Purtroppo tre guerriglieri della Novorossija hanno perso la vita nella circostanza, mentre i loro compagni sopravvissuti non sono riusciti nemmeno recuperare i corpi, per evitare la medesima sorte. Sono caduti tre uomini valorosi che hanno però contribuito a salvare molte persone innocenti.
“Quel giorno ho perso tre miei amici, ma ne è valsa la pena poiché almeno sessanta civili sono stati portati in salvo. Ricordo ancora le lacrime delle nonne e dei bambini! Una cosa scioccante. Mi sono sentito in dovere di difendere queste persone anche a costo della mia stessa vita”, questa dichiarazione ci ha rilasciato uno dei combattenti che ha preso parte agli eventi di quella notte. E’ sul coraggio e sul sacrificio di questi individui che nascono le nuove patrie. Qui si fa la Storia.