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“Un’etica del lettore” – Ezio Raimondi

Creato il 15 aprile 2013 da Temperamente

“Un’etica del lettore” – Ezio RaimondiUn’etica del lettore (Il Mulino, 7 euro) rientra in quel genere che mi piace definire “critica letturaria”. È un saggio sull’atto della lettura, un atto semplice e familiare eppure complesso e misterioso. Solo apparentemente scontate, le argomentazioni di Ezio Raimondi poggiano su di una bibliografia di tutto rispetto: Mann, Borges, Fuentes, Nabokov, Bachtin e Benjamin sono alcuni degli autori e dei critici menzionati in questo libello di sole 76 pagine ma molto pregnante e, oserei dire, avvincente. Impossibile, d’altronde, non sentirsi chiamati in causa da un testo che analizza la lettura nella sua “intimità”: quando leggiamo siamo soli eppure in compagnia, siamo a casa eppure in altri luoghi, siamo spettatori eppure protagonisti. La lettura, cioè, è un incontro decisivo e un momento attivo, nel quale si entra in contatto con un altro, con un autore che ci sta parlando e al quale rispondiamo. La lettura diventa dunque, ben presto, un dialogo. A tal proposito, la saggista spagnola Maria Zambrano afferma che il dialogo letterario non si configura come una dialogicità contingente, effimera e inautentica, destinata subito a svanire, bensì si realizza come dialogicità profonda che, attraverso il rapporto con il testo, si istituisce tra il lettore e il suo doppio: il soggetto che egli stesso diventa quando legge.

Non c’è passività nella lettura e, in questo senso, l’opera letteraria prende vita grazie al lettore, che inevitabilmente la reinventa a modo suo, ma senza, con ciò, annullare l’autore. Secondo Novalis, anzi, il lettore è un ampliamento dell’autore. Se per Borges e Mann il Don Chisciotte è un «romanzo del lettore», Nabokov, nelle sue scintillanti Lezioni di letteratura, dichiara che «un buon lettore è una combinazione tra il temperamento artistico e quello scientifico», in quanto chi legge unisce la passione di un artista e la pazienza di uno scienziato (e, lo ammetto, ho pluri-sottolineato questo passo del testo, in quanto ho sempre ritenuto a mia volta che ragione e passione non entrino assolutamente in conflitto quando si legge e che sia impossibile scegliere se leggere un libro “di testa” o “di pancia”).

Personalmente, avendo alle spalle un percorso di studi filosofico, Un’etica del lettore non poteva non farmi pensare all’ermeneutica. Riprendendo molto brevemente le tesi di filosofi come Vattimo e Gadamer, mi viene da dire che l’esperienza estetica è una vera esperienza, in quanto cambia colui che la fa. Non a caso i tedeschi chiamano l’esperienza artistica e letteraria Erfahrung, connettendola così al fahren, al viaggiare: leggere un libro è un po’ come fare un viaggio e, si sa, quando si torna da un viaggio non si è più gli stessi, perché rispetto alla partenza si sanno altre cose, cose che sono diventate parte della nuova conformazione mentale del soggetto. Non è affatto inusuale, del resto, imbattersi, anche nella vita quotidiana, in espressioni del tipo “quel libro mi ha cambiato la vita”, “da quando ho letto questo romanzo non sono più lo stesso”, e così via. In questo senso, l’incontro con l’opera d’arte, che è l’incontro dialettico con una visione del mondo “altra”, che ci scuote, o anche semplicemente che ci arricchisce, rappresenta il senso dell’esperienza del vero che si fa nell’estetica, nella filosofia, nel rapporto con la storia e, non ultimo, con la letteratura.

Andrea Corona

Ezio Raimondi, Un’etica del lettore, Il Mulino, Voci, Bologna 2007, 76 pp., 7 euro


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