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Un'Europa sempre più ANTI-KIDS

Da Chiaretto41

Scritto da Federica Messina   

Martedì 16 Novembre 2010 19:43

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Mentre nel mondo cresce esponenzialmente la cultura pet-friendly, sembra subire la medesima crescita quella degli anti-kids. Per quanto assurdo possa sembrare, oggi un bambino ha meno chance di frequentare la vita cittadina rispetto a un simpatico bassotto. Nessuna discriminazione, solo una semplice differenza genetica tra i due che ne determina il diverso destino: il dono della parola e di tutte quelle funzioni vocali a essa collegate come strilli, lamenti e isteriche modulazioni canore.

Proprio così, in Europa già da qualche tempo dilaga la tendenza tra gli esercenti di non ammettere bambini all'interno delle proprie strutture. Le motivazioni sembrano essere tante e sempre più largamente condivise. La ricerca spasmodica di quiete e silenzio, che ben si sposa con l'incalzante frenesia cui è soggetta la nostra quotidianità, sembra infatti reclamare la possibilità di estromettere dalla propria aria audio-visiva schiamazzi e infantili stridolini. I bambini vengono visti come piccoli invasori di quel fondamentale spazio vitale che con fatica ci si ritaglia: sempre più alberghi, ristoranti e perfino voli aerei sembrano essere sempre più uniti al fine di impedire, o comunque limitare, la mobilità infantile. Germania, Spagna, Austria, Inghilterra e Svezia hanno già fatto dello slogan “no-kids” un imperativo per molte realtà legate ai pubblici spazi, l'Italia sta iniziando a muovere timidamente i suoi passi in tal senso. Sembrano essere in molti a dichiarare, senza falsi pudori che norme anti-bambini sarebbero ampiamente gradite e che, oltre a migliorare la qualità di vita migliorerebbero anche il mercato del turismo.

La cosa in effetti non dovrebbe stupire se si pensa che la nostra amata patria ristagna ormai da tempo all'ultimo posto nella graduatoria delle nazioni industrializzate per indice di natalità (-1,2). Quel che stupisce, invece, potrebbe essere che paesi impegnati da anni in politiche legate alla famiglia che hanno duramente combattuto per tenere salde leggi e culture legate al suo culto si ritrovino oggi unite nel limitarne la mobilità privilegiando chi di figli non ne ha.

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