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Un fallimento strisciante…

Creato il 27 agosto 2011 da Fernando @fernandomartel2

In una situazione mondiale economica quanto meno incerta, se non di bancarotta,  in una situazione di incertezza politica, in quasi tutta  la totalità degli Stati ricchi del mondo, diventa più difficile per chiunque, trovare la forza o la voglia, di mettersi a dar vita a delle iniziative umanitarie, di sostegno a quella massa umana di persone, costrette a scappare dai paesi dove si muore di fame. Se queste persone approdassero in una altra qualsiasi Nazione del mondo, gli aiuti umanitari che noi italiani, saremmo in grado di raccogliere e di inviare, sarebbero sicuramente maggiore a quelli che stiamo facendo qui, nel nostro paese. Qui stiamo a discutere quotidianamente su se è giusto aiutarli o no, se devono rimanere al sud del paese che li accoglie senza affondare i barconi, o è giusto dividerli ed accoglierli in tutte le regioni del paese. Nella trasmissione del 29 Marzo di quest’anno, il Presidente della Lombardia Formigoni, diceva che bisogna distinguere tra chi fra questi profughi, “…fossero davvero esposti al rischio di perdere la vita nel loro paese. Se lì esiste la pena di morte, se ci fosse davvero la guerra, in questi casi dovremmo accettarli come profughi e concedere l’asilo politico. Ma se queste opzioni non fossero contemplate, se costoro fossero solo emigranti…dovrebbero essere rimandati nei loro paesi. ” Insomma, se qualcuno rischia di essere ucciso da una pallottola o una condanna a morte ok  li ospitiamo, se ad ucciderli fosse la fame, se sono migranti, si possono rimandare indietro a morire. Una nuova Ellis Island per coloro che cercano scampo alla morte per fame. Gli italiani dell’inizio del 1900 erano definiti dalla polizia addetta all’immigrazione, “…sporchi e pidocchiosi, scuri di pelle e ignoranti…”

Figuriamoci questi africani, che non parlano una parola di italiano(parlano francese o inglese, le lingue che facciamo studiare ai nostri figli a scuola sin dall’infanzia e che dovrebbero essere comprensibili in ogni nostra famiglia), arrivano praticamente ignudi e sono…proprio neri! Siamo in un periodo di crisi davvero forte, c’è davvero da preoccuparsi tanto da non essere in condizione di tendere una mano a dei nostri simili? Sembrerebbe proprio di si! Ma se ci mettessimo a guardare il nostro tenore di vita, quello che noi abbiamo e che difendiamo contro …coloro che possono minare il nostro status quo…

Io non credo che noi stiamo veramente prendendo in considerazione, la possibilità remota, di dare una mano ad un fratello. Penso che ci sono tante cose,  nel nostro quotidiano considerate necessarie, che sono completamente superflue e con il risparmio di quelle, riusciremmo non solo ad aiutare gli altri, ma perfino ad uscire da questa convinzione di crisi spaventosa e depressiva.  Si potrebbe tagliare quella corposa fetta di spesa per cellulari e ricariche, per ipod e corbellerie varie ( non le produciamo neppure noi) per accorgersi che le condizioni di avere un mezzo mantello da offrire all’altro lo troviamo. Ci farebbe perfino bene! Ci farebbe riflettere ad esempio sul fatto che, se la nostra vita è ridotta ad essere vivibile solo per questo ciarpame esteriore, forse non sarebbe giustificato averne tanta cura.

Lo dimostra il fatto che alcune persone, nonostante tutto, continuano a produrre impegno civile di sostegno ad iniziative in qualsiasi campo al fin di non perdere l’occasione che nasce dall’incontro. Si moltiplicano iniziative culturali e solidali, proprio dei momenti eroici, quelli in cui bisogna  fare resistenza. Mentre coloro che continuano a difendere le proprietà terrene come fossero state in dotazione con la vita dal Padre eterno in persona, vivono nella paura che il diverso, l’altro gli possa portare via qualcosa, derubandolo. Non solo nei momenti di difficoltà dividere spesso é moltiplicare. L’impegno civico e solidale non può essere un hobby da praticare nei momenti di grassa. Non potremmo mai ricordare con orgoglio coloro( e sono tanti) che hanno lasciato un esempio eroico nella storia: Schindler, e similari sotto il nazifascismo, ma anche Falcone e Borsellino contro le mafie, senza rifarsi continuamente al Figlio dell’Uomo.

Per questo ci deprime il fatto che l’impegno della Casa dei Popoli sia vissuto da tutti coloro che si sono mostrati scandalizzati per le lenzuola di Forno contro l’arrivo dei profughi, come un fatto privato, di pochi, perfino tra i suoi abitanti stessi. Se continua così, senza il sostegno di chi ne condivide a parole gli intenti, anche lo sforzo di coloro che hanno dato le loro energie finora, rischia di diventare sterile.

Si trasformerebbe di fatto in un fallimento. Il rischio strisciante di quella indifferenza in cui chi non ha dato niente trascina gli altri .



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