Anno: 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 97′
Genere: Commedia
Nazionalità: Italia
Regia: Davide Marengo
Data di uscita: 30 Aprile 2014
Nonostante i dibattiti vecchi e fuori dal tempo, qualche anno fa la televisione ha salvato il cinema italiano, con la produzione di Rai e Mediaset e con personaggi televisivi che poi hanno dominato i botteghini (nel caso di Zalone vale ancora oggi). Ma la formula si è inaridita presto, anche se i produttori paiono non accorgersene: e allora ecco che arriva un film come Un fidanzato per mia moglie, diretto dall’altrove bravo Davide Marengo (Notturno bus) e interpretato da una comitiva di reduci dal cabaret da piccolo schermo.
Il film racconta – partendo da un film argentino – di una coppia in crisi perché lei è irritabile, sfiduciata e polemica e non sa sorridere: lui non ne può e vorrebbe separarsi, ma non riuscendoci chiede aiuto al Falco, ex-playboy in grado di far innamorare ogni donne e specialista in separazioni. Ovviamente le cose non vanno come si spera. Anzi, forse non lo si spera nemmeno. Scritto da Marengo con Francesco Piccolo e Dino Gentili, Un fidanzato per mia moglie più che una farsa degli equivoci o una brillante commedia sentimentale sembra il tentativo di cucire un film credibile addosso ai monologhi e alla verve di Geppi Cucciari.
Posto che fin dall’inizio l’obiettivo non pare dei più allettanti, per via soprattutto dell’assioma per cui ciò che funziona su un palco non è detto funzioni sul grande schermo, anzi, il film di Marengo è la più tipica storia di “ri-matrimonio”, il cui obiettivo principale è quello di celebrare l’amore matrimoniale con quel tot di misoginia abituale nel genere in Italia (lei è una rompipalle insopportabile, lui è una persona seria e solare, che magari fa uno sbaglio, ma poi se ne pente perché è tanto di buon cuore e innamorato), fallendo però sul versante cinematografico.
Scritto in modo forzato, Un fidanzato per mia moglie si limita ad accostare Luca & Paolo, Cucciari, Ale & Franz e via dicendo senza verve, dimostrando quanto la regia sia elemento fondamentale anche, e soprattutto, di un film commerciale senza pretese: qui manca la narrazione, lo scatto comico e emotivo, la capacità di far crescere il racconto e i personaggi e di portare lo spettatore a credere persino a un finale assurdo e debole come quello che ci propongono. E per una commedia è peggio che un difetto, è la sua pietra tombale.
Emanuele Rauco