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UN FIERONE 'GIUSTO' ovvero SULLA SCUOLA STEINERIANA (e su quella pubblica)

Da Vale
PREMESSA Mangiamo bio al 90%. Giochiamo con giochi che siano il meno possibile plasticoni. Moderiamo l'uso della televisione, del computer e di tutto quello che è tecnologico, ai bambini. E con in casa uno di otto anni è dura. Altro che. Andiamo a Natale al Bazar della Scuola Steineriana. Mi confronto con chi conosco sulle loro attività. Apprezzo moltissimi aspetti dell'impianto pedagogico di Steiner (su una minima parte ho delle cose da eccepire, ma sono, appunto, una minima parte). Abbiamo letto i libri:
UN FIERONE 'GIUSTO' ovvero SULLA SCUOLA STEINERIANA (e su quella pubblica)
SVOLGIMENTO Mi arrivano inviti di amici che mandano alla Steineriana i loro bimbi dicendo di partecipare alle loro animazioni che si terranno a Fa' la cosa Giusta a Milano. Al momento mi son detta ehi bello però, vediamo cosa propongono.... Poi però ho realizzato che in quel contesto forse qualcosa strideva. Mi sono detta che qui si parla di cose giuste da fare, di azioni che aiutino, di "un sistema di relazioni economiche e sociali che pone l'uomo e l'ambiente al centro, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità", come dice il sito. Dov'è l'equità della scuola steineriana? Dal momento in cui l'accesso non è equo, un po' tutto si scioglie... 
Ieri sera ho ascoltato un dibattito dove c'erano Cacciari e Bettazzi. Hanno parlato, appunto, di giustizia e dunque di equità. E Cacciari citando Aristotele ha detto che il filosofo greco intendeva l'equità come la possibilità di dare a TUTTI accesso al meglio.  Ci sono diversi livelli di "giustezza", a mio parere. Ci sono cose più giuste di altre. Se con giustizia si può intendere quello che dice il Sabatini Coletti e cioè: "Principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto, nel giudicare con equità", allora l'unica scuola che può offrire questo è quella pubblica, perché non guarda ai mezzi economici né a quelli culturali né a quelli fisici nell'offrire il proprio sapere indistintamente, magari non al meglio, chi lo nega, ma spesso tentando l'impossibile. E quindi ecco il perché del mio stridore iniziale. Ecco, mi sono detta in sostanza, forse non è quello il luogo migliore per pubblicizzare la pedagogia steineriana. Perché andare ad una Fiera? Una Fiera di CONSUMO critico. Dove ci va chi vende? E' per vendere la pedagogia steineriana? Ribadisco, per evitare di farmi capire male. Nel migliore dei mondi possibili, PER ME, la scuola pubblica sarebbe per sua costituzione, la scuola giusta, però non vivo nella periferia della periferia di una megalopoli e non so lì com'è oggi la scuola pubblica, in che stato versi, se comatoso o moribondo. 
CONCLUSIONE La penso come Stima di Danno, che a suo tempo qui e ieri qui, ha speso due parole sulla fiera.
E nella sostanza delle cose la penso come Bettazzi, Cacciari e, scusate, Aristotele che definiva il concetto di giustizia come legato alla cura dell'altro. E per altro, ha chiosato Cacciari, si intende l'altro da me, quello che da me è diverso. E questo è un valore che insegna solo una scuola.

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