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Un “file aperto” per cambiare volto al giornalismo iperlocale

Creato il 13 novembre 2010 da Leliosimi @leliosimi

Un “file aperto” per cambiare volto al giornalismo iperlocale

L’informazione locale e iperlocale rappresenta, oggi, sempre più un “territorio” dove poter misurare la reale efficacia (anche in termini economici) dei processi innovativi che meglio definiscono il giornalismo ai tempi dei nuovi media.

In particolare quando la vicinanza ai propri lettori e l’utilizzo intelligente degli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie favoriscono l’adesione alla migliore fra le qualità del giornalismo partecipativo: l’effettiva, diretta e attiva partecipazione dei cittadini. Se a questo, poi, si coniuga anche una pratica giornalistica consapevole delle risorse dei nuovi media (e che di certo non li considera come una minaccia o strani ‘aggeggi’ che la impoveriscono) possono davvero nascere progetti interessanti e innovativi.

Un progetto da seguire con attenzione che si muove in questa direzione è OpenFile. Una startup con sede a Toronto avviata qualche mese fa (per la precisione l’11 maggio scorso) e alla guida della quale troviamo – come sempre più spesso capita di notare nei progetti editoriali online più innovativi – un giornalista di lunga esperienza: Wilf Dinnik, ex corrispondente dal Medio Oriente per la Cnn  (e dello staff fa parte anche Craig Silverman caporedattore di MediaShift).

OpenFile è stato progettato per consentire al pubblico di decidere quali notizie locali dovrebbero essere coperte. Voi suggerite, noi riportiamo. Voi commentate, noi rispondiamo. Voi create, noi pubblichiamo. Risultato finale: una conversazione vivace e continuamente in evoluzione tra chi le notizie le raccoglie, le legge, le scrive.

L’idea alla base di OpenFile è dunque molto semplice, quasi banale: mettere a disposizione dei lettori tramite il web un “file aperto”, appunto, dove segnalare e raccogliere storie, testimonianze, notizie con la possibilità di inserire immagini, video, note. Il tutto è poi vagliato da una redazione di giornalisti professionisti che verificano le notizie e cominciano ad approfondire gli argomenti. Una volta poi pubblicata sul sito la storia può essere ulterormente commentata e continuamente aggiornata, anche con file audio e video, dagli altri lettori.

Il credo di Dinnik è “La notizia non è il prodotto finale, ma piuttosto parte di un’interazione con la comunità, che può aggiungere e sviluppare la storia”. Una interazione, un rapporto fiduciario con i lettori – e con la comunità che viene raccontata – che i quotidiani un tempo avevano e che oggi hanno sempre più smarrito (insieme agli inserzionisti). Ecco, la cosa più interessante è probabilmente proprio questa. A differenza delle altre piattaforme di giornalismo partecipativo (tipo Spot.us per intenderci), la startup canadese non si prefigge di vendere a terzi i servizi e i reportage realizzati, o di chiedere microfinanziamenti ai lettori stessi, ma cerca un modello di business autonomo basato sull’idea che la notizia, il raconto delle storie locali, non siano il “fine” ma il “mezzo” per nuovi modelli di interazione, per creare e rinsaldare un rapporto forte e duraturo con la comunità che si racconta. Proprio quel rapporto diventa il valore aggiunto del progetto (anche per gli inserzionisti e i finanziatori, sperano ovviamente a OpenFile).

La startup – finanziata da un venture capital – ha già raccolto in questi mesi l’adesione di alcuni sponsor – “stiamo cominciando adesso a chiudere con inserzionisti che stanno cercando alternative ai grandi media e che vogliono accedere ad un quartiere specifico” ha dichiarato Dinnik all’HuffPost – ma la scommessa sembra ancora tutta da vincere. Per il momento inoltre il “raggio d’azione” si limita a Toronto (anche se il progetto sta per essere lanciato anche a Vancouver e Ottawa) , quindi su scala notevolmente inferiore a quella di grandi contenitori Hyperlocal come Patch.com (sul quale AOL ha investito recentemente 50milioni di dollari sembra con scarsi risultati), EveryBlock o Outside.in

Qualche perplessità sulla leggibilità delle storie nel loro complesso (per il momento OpenFile sembra più un contenitore poco gerarchizzato e dove, quindi, non è sempre facile orientarsi), anche se tutte le notizie sono geolocalizzate e corredate di mappe. Ma i responsabili del progetto tengono a precisare che siamo ancora nella fase sperimentale e che diverse funzioni saranno implementate e migliorate.

Un “file aperto” per cambiare volto al giornalismo iperlocale

Fonti e approfondimenti:

Openfile pagina Facebook del progetto e quella su Twitter

“Always collaborate”: Say hello to OpenFile, the local news site putting those new media maxims to the test (Nieman Journalism Lab)

A New Kind of Super-Local Neighborhood News (HuffPost)

Canwest Buyers, OpenFile Bet on Value of Local News in Canada (MediaShift)

OpenFile Wants to Re-Invent Local Journalism (GigaOm)


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