Magazine Cultura
Una sera di questa meravigliosa estate appena trascorsa, girovagavo per i corridoi del supermercato e nella sezione dei libri, sono stata subito attratta da questo. Avevo già letto un libro di questa scrittrice e m'era piaciuto, poi il titolo ha fatto tipo scattare una scintilla dentro di me.
Per non parlare di quando ho letto la trama:
"Da anni desideravo trascrivere le ricette dei dolci di nonna Maria, annotate da lei in un quadernetto con le pagine numerate e corredato di indice, un libro vero e proprio. Avevo in mente un lavoro a quattro mani con mia sorella Chiara; nonostante da quarant'anni viviamo in isole diverse, ogni estate ci ritroviamo a Mosè - la nostra campagna - e cuciniamo ancora come ci hanno insegnato mamma e zia Teresa. (...) L'idea era quella di far rivivere la cultura della tavola di casa nostra attraverso le sue ricette, fotografie d'epoca e alcune pagine "narrative" per le quali avrei attinto ai nostri ricordi e ai racconti di mamma".
Le ricette qui raccolte sono quelle degli anni e delle villeggiature delle due sorelle. E dalle pagine del ricettario familiare, limate dall'uso e dagli aneddoti, riaffiora tutto un mondo perduto di personaggi, di atmosfere e di sensazioni, i molti fantasmi benevoli che affollavano i giorni assolati di due bambine, in una grande casa patronale di metà Novecento.
Tra i sapori e i profumi delle ricette di casa Agnello ci sono quelli. mai nostalgici ma sempre intensi e fragranti, del tempo trascorso a cui il talento della scrittrice dona il gusto dell'eterno presente della vita.
Inutile dire che l'ho trovato fa- vo - lo - so; io - come molti del resto - sono personalmente attaccatissima alla mia infanzia e la guardo come ad un'epoca magica della mia vita in cui molti aspetti del mio essere di ora sono germogliati. Un'epoca della mia esistenza in cui ho incontrato personaggi mitologici e in cui affondano le origini delle mie passioni e paure. Una cosa magica, insomma. E magico m'è sembrato quindi anche questo libro, che unisce diversi aspetti della vita della protagonista; le scorribande in cucina con la sorella per rubare le formine di mele cotogne, i discorsi dei grandi origliati, le usanze estive di un podere agricolo, i giochi con gli altri bimbi. E poi, loro, le ricette. Di quella Sicilia che tanto mi ha colpita e affascinata quest'estate, praticamente un universo a sè stante nella nostra penisola.
Ah, un'altra cosa che mi ha colpita sono le foto. Io amo le foto. Mi ci perderei per delle ore. Ogni tanto vado in camera dei miei, apro il cassettone centrale dell'armadio di fianco al letto, il primo cassetto, prendo uno degli album e lo sfoglio, con calma, ma guarda qui la mamma, le assomiglio sempre di più, chissà dov'erano qui, e questo chi è? E alzati e vai a chiedere e immagina il momento in cui la foto è stata scattata, io dov'ero? Ero nata? E quand'è che mi avete tolto il ciuccio?
E' un viaggio, un salto nel passato, in un passato che io magari non ho mai nemmeno vissuto, ma che mi riguarda, perchè riguarda persone della mia famiglia.
E l'autrice, rendendo pubbliche così le sue foto, mi ha colpita molto, mi ha beccata lì dove sono sensibile, dove mi solletica la curiosità di pensare ad universi altri.
Di citazioni ce ne sono ben poche, ma non per questo dobbiamo farci scoraggiare.
Ma com'è noto Dio aiuta scecchi e picciriddi, e non ci capitò mai nulla.
Mi venne il dubbio che il vero motivo per cui i grandi mandavano a letto presto noi bambini fosse che volevano ritardare il più possibile il momento in cui avremmo scoperto le loro debolezze.
(...) e io stavo ferma, senza un lamento, conscia di avere puntati addosso gli sguardi dei vendemmiatori e di Luigi e memore della esortazione di papà: "Non devi mai dare l'impressione di non tollerare il dolore o di avere paura. Mai".
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