Un flyby da paura

Creato il 28 dicembre 2013 da Media Inaf

È previsto per le otto e zero nove ora italiana di domani, domenica 29 dicembre, il passaggio più vicino di sempre a Phobos. Sfiorandone la superficie, la sonda europea Mars Express raccoglierà dati fondamentali sull’origine enigmatica della più grande fra le due lune marziane.

di Marco Malaspina

Appena 45 chilometri. Questa la distanza che separerà la luna marziana Phobos dalla sonda ESA Mars Express all’alba del 29 dicembre. Un flyby talmente rapido e ravvicinato da rendere impossibile persino scattare una fotografia. Ma sarà proprio la vicinanza da record a permettere agli scienziati di risalire in modo indiretto – misurando da Terra, con quattro tracking stations, l’impercettibile rallentamento di Mars Express, atteso nell’ordine di pochi centimetri al secondo – al parametro che più suscita la loro curiosità: qual è la forza di gravità esercitata da Phobos?

Il perché è presto detto. Mentre della superficie di Phobos, anche grazie ai ripetuti passaggi effettuati dalla stessa Mars Express negli anni scorsi, sappiamo praticamente tutto (per esempio, che è talmente bitorzoluta da essersi guadagnata l’appellativo di “patata”), resta avvolto nel mistero quello che ci sta sotto. O meglio, che non ci sta. Già, perché gli scienziati sono ormai convinti che almeno un quarto, se non addirittura un terzo, del volume della luna sia occupato da spazi vuoti. E che il suo interno sia dunque una sorta di cumulo di macerie, con ampi interstizi fra un blocco roccioso e l’altro.

Come accertarsene? L’ideale sarebbe scavare, o quanto meno analizzare un po’ del materiale di cui Phobos è formato. Era il compito che si prefiggeva la sfortunata missione russa Phobos-Grunt. Ma il tentativo è miseramente fallito sul nascere, appena due anni fa, per un guasto subentrato a poche ore dal lancio. E poiché di riprovarci proprio non se ne parla, almeno non prima del 2020, non resta che aguzzare l’ingegno. Ecco dunque l’idea di misurarne la forza di gravità, e dunque la massa, sfruttando il passaggio ravvicinato della sonda. Lo stratagemma, fatte le dovute proporzioni, è analogo a quello utilizzato con enorme successo da un’altra sonda europea – il satellite dell’ESA GOCE – per ricostruire la mappa dettagliata del campo gravitazionale terrestre. In questo modo, avendo già misurato con buona precisione la superficie (1548 km quadrati, grosso modo corrispondente per estensione alla provincia di Milano) e il volume della luna (27 x 22 x 18 km), gli scienziati contano di arrivare a farsi un’idea sulla distribuzione della densità, così da poter azzardare ipotesi sulla misteriosa origine di questo enigmatico corpo celeste.

Per saperne di più:

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :