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Un gelato al limon..

Da Bartleboom

Io seguo una regola quando vivo in Lettonia: non frequentare ristoranti italiani. Per la verità è una mia regola ogni volta che sono all'estero, ma in particolare a Riga. Questo solo per un evidente mancanza di originalità, l'italiano che entra in un ristorante italiano mentre viaggia all'estero mi ha sempre procurato una spiacevolissima sensazione di provincialismo.
Oggi però ho infranto la regola. Mi trovavo in una zona adiacente al centro di Riga, ma piuttosto lontana dai consueti percorsi dei turisti. Ad un certo punto ho visto l'insegna di un ristorante italiano. Ho pensato che il luogo in cui era stato aperto era un segno che non cercava di attirare in particolare i turisti italiani, ma più in particolare la clientela indigena. Già il nome me lo faceva apprezzare, non riecheggiando i banali nomi dei ristoranti nostrani. Si chiama "Un momento", e la spiegazione si trova poi nella poesia che sta scritta nell'ultima pagina del menu. Il titolare dietro il banco aveva la fisionomia di un vero italiano, e così era sul serio (nella maggior parte dei ristoranti italiani, di italiano c'è solo il nome). Una persona davvero simpatica, non il solito italiano sbruffone e sacccente, ma uno con cui è stato naturale avviare una piacevole chiacchierata sulla Lettonia e sulle abitudini di qui. Il fatto è che trovo piacevoli all'estero solo quegli italiani che hanno avuto la capacità di integrarsi nell'ambiente, riuscendo a cavare da tutti gli aspetti, il clima, le abitudini, gli orari, anche le differenze negli stili di vita, elementi da apprezzare e da vivere nella giusta profondità. Ecco, vedere un italiano aggirarsi nel proprio ristorante e parlare in lettone coi clienti lettoni, in russo con quelli russi (nonostante mentre era al telefono con un russo abbia fatto esercizio di modestia nel dire che non sapeva parlar bene russo), e infine italiano con gli italiani che ogni tanto gli càpitano lì.
Insomma, l'infrazione della mia regola sulla non frequentazione dei ristoranti italiani, mi ha consentito questa volta di imbatttermi in un italiano trapiantato a Riga con cui era particolarmente piacevole conversare su questo paese dal punto di vista di chi lo ama sul serio.
Ah, mangiare poi si mangia bene, i prezzi sono decisamente alla portata delle tasche anche dei lèttoni, e in sottofondo la musica era quella davvero italiana, non i soliti Ricchi e Poveri, Albano e Eros Ramazzotti che si sentono qui, ma Lucio Dalla, Paolo Conte....
Ecco, sentire in un locale di Riga "Un gelato al limòn" è stata una vera emozione.

 

foto:flickr


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