Su assist di una cara amica blogger, da quando lei ha commentato questa fotografia della mia orchidea, stavo meditando di scrivere (per me, ma anche per voi, se vi va di sentirla) la storia della mia passione per le orchidee. Quindi sedetevi comodi, e ascoltate…
Me la ricordo come fosse oggi, quella sera.
Ho il vizio di compiere gli anni il giorno di San Valentino. Quell’anno era un sabato. Non ricordo quanti anni compissi, so solo che ero una teen-ager, e come ogni teen-ager ero in conflitto con i miei genitori e con la mia sorella perfettina di due anni più piccola.
Quella sera i miei proposero di andare a mangiare la pizza all’Oasi, un ristorante panoramico poco distante dal mio paese; salimmo in macchina- la nostra vecchia Renault 5, già un po’ vecchiotta- ma io e mia sorella per qualche futile motivo non la smettevamo di punzecchiarci (forse c’era di mezzo un fermaglio o un laccio per capelli, quello verde che piaceva ad entrambe… ma ripeto è un forse).
I miei ci richiamarono un paio di volte durante il tragitto che sarebbe durato non più di 10 minuti (già ci avevano richiamato più volte prima di partire), ma al perdurare del nostro litigio mio padre prontamente rallentò, accostò, mise la freccia, fece inversione a U, e tornò a casa.
A nulla servirono le proteste mie e di mia sorella; mio padre e mia madre, risoluti, ci riportarono a casa facendoci pesare il fatto di aver rovinato quella che sarebbe potuta essere una bellissima serata.
Arrivati al cancello (casa dei miei è una casa in centro storico, con un cancello e un piccolo scivolo che entra in garage), dietro le sbarre, al centro della zona piatta dello scivolo, scorgemmo qualcosa appoggiato per terra. Mia mamma scese per aprire il cancello (non c’era quello elettrico, allora; beh in verità nemmeno oggi quel cancello è elettrico…) e si abbassò per vedere cosa fosse…
Ci avviciniamo anche io e mia sorella.
Confezionata con della carta trasparente, con un fiocco d’oro, c’era una orchidea con i fiori bianchi e rosa. Sopra, un biglietto ‘Per Vera’, ma portava il logo della fiorista, e nessuna firma.
I miei iniziarono a congetturare che io potessi avere qualche ‘moroso’ segreto, ma poi si leggeva benissimo sui loro volti e tra le pieghe dei discorsi che reputavano incapace di un gesto simile ogni adolescente maschio presumibilmente innamorato. E poi… innamorato di una come me… quasi perennemente in casa appiccicata ai libri… ma quando mai. Non ero nemmeno un bel fiore. Mia sorella, dal canto suo, continuò a canzonarmi e così il litigio- sospeso per un attimo- continuò ad aggravarsi anche di fronte alla minestra preparata al posto della pizza.
Io forse sapevo a chi pensare, ma non mi sembrava un gesto da lui… in fondo M mi piaceva, era passato a prendermi qualche sera prima… ma era un amico, e non credevo sapesse quando fosse il mio compleanno; a meno che non gliel’avesse detto la mia amica Valentina…
Passai la notte col cuore in sospeso -non c’erano i cellulari allora! o meglio c’erano ma io non l’avevo!
Il giorno dopo non so come né perché, seppi da mia mamma che era stato lo zio.
Lo zio?
Sì lo zio.
Ma che roba stana. Non mi ha mai fatto regali per il compleanno… Perché gli è venuta in mente una cosa del genere?
Ma è stato lo zio- ribatté sgarbatamente, che ancor mi risuona nei timpani il suono secco della risposta.
Fu così che mise a tacere ogni cosa.
Per un po’ mi accontentai della versione di mia mamma, ma poi mi accorsi (con un tantino di lentezza? beh allora ero lenta…) che non c’era stata alcuna telefonata con lo zio, in seguito alla quale mia madre potesse aver scoperto che il regalo era opera sua…
Da quando mi accorsi di questa incongruenza, il mio cuore credette di sapere chi era stato… ma non ebbi mai il coraggio di chiederlo a lui, anche perché le cose andarono poi diversamente da come avevo sognato. Rinunciai a lui, perché sapevo bene che i miei genitori non lo avrebbero mai permesso. Ero troppo piccola, lo ero per loro.
Qualche mese più tardi lui scelse un’altra, anche con lo zampino della Valentina (con cui litigai… ci mancherebbe!); ebbero una storia di qualche annetto; ora ogni tanto osservo il suo profilo Facebook e mi chiedo cosa ho perso, o se mi pensa ancora, dato che lui non ha una storia vera nemmeno ora… Ma so che è inutile rimuginare il passato, e poi questa è un’altra storia, che mi fa ancora molto male.
In quel periodo curai alla follia quell’orchidea, e credo di essermi innamorata di questo genere di fiore, perché indipendentemente da chi me l’abbia regalato quella sera, era stato un gesto gentile, un gesto d’amore; il primo gesto d’amore che ho mai ricevuto. Amare quel fiore era dunque per me come riamare a mia volta, come ricambiare una gentilezza che solo un cuore attento alla mia tristezza poteva aver avuto (e anche mio zio, in effetti, è sempre stato molto attento a me).
Così mi è nata e rimasta questa passione; il tempo l’ha modificata e l’ha resa meno appassionata. Ma resiste ancora, ben salda.
Ma se penso anche a tutto il tempo che è passato dopo quella sera… nessuno mai mi ha regalato un fiore per amore, nemmeno mai una rosa (nemmeno il mio ragazzo, no… il nostro è un amore profondo, e non si basa su certe piccole cose… anche se a volte…); ho ricevuto fiori per amicizia, certo, ma con quell’attenzione, con quella gentilezza e con quell’amore, no. Mai. Mai più.
Forse ho un cuore troppo romantico, e continuo a credere che non sia stato mio zio a farmi quel regalo, ma so che è vero solo quello che mi ha sempre indicato il mio cuore…