Chi è appassionato di Alto Adige e di questa cantina sa bene quanto i loro vini siano predisposti ad evolvere positivamente nel tempo, almeno da quando Sebastian Stocker infuse la sua arte nel metodo di vinificare e affinare i vini sulle fecce fini, alla moda francese, creando prodotti all’apparenza quasi immortali. Sto parlando ovviamente di Terlan, dall’omonimo paese altoatesino, cantina della quale si possono tessere le lodi in lungo e in largo, specie per bianchi in grado di dare davvero il meglio di sé se messi alla prova del tempo. E di recente ne ho avuto l’ennesima piacevole conferma, con un vino che per il vero, per gusto personale, trovo spesso di difficile approccio.
Sto parlando del Lunare, il Gewurztraminer della linea “selezione” di Terlan, di cui ricordavo la netta impronta aromatica, il volume grasso e potente al palato, l’opulenza di materia e profumi, almeno di vini degustati nell’annata di uscita. Ma poco tempo fa un amico ha portato una bottiglia coperta, che abbiamo degustato senza pregiudizi e condizionamenti. Colore di oro colato, glicerico e morbido nel calice, dai profumi eleganti e suadenti. I profumi dolci, di frutti gialli maturi, fichi, agrumi canditi e spezie gialle, con ricordi di erbe aromatiche e fiori di rose. Al palato entra con grande eleganza, profondo ed espansivo ma aggraziato. Regala cenni di frutta secca, spezie e frutti dolci, con freschi echi floreali nel finale e una scia saporita lunga. Spiazzati, sospettiamo qualcosa di francese, ma sveliamo la bottiglia e scopriamo questo splendido Lunare 2004. Vino che oggi è armonico, con le note varietali più nette ormai ormai assorbite e levigate dal tempo, restano solo sbuffi dolci di rose e ricordi di spezie fini che completano un quadro complesso, che lascia il palato soddisfatto e affascinato. Mi conquista e capisco che per me, con questo vino, ci vuole pazienza, e attendere il momento giusto per apprezzarne le mirabili evoluzioni che sa concedere.
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