di Marco Castellani, Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Osservatorio Astronomico di Roma
Una immagine in infrarosso e ottico, in falsi colori, dell’ammasso di galassie “gigantesco”. Le galassie “vecchie” sono in giallo, quelle “giovani” in azzurro. Crediti: Infrared Image: NASA/JPL-Caltech/M. Brodwin (Harvard-Smithsonian CfA) Optical Image: CTIO Blanco 4-m telescope/J. Mohr (LMU Munich)
Alcuni astronomi, utilizzando il South Pole Telescope, hanno riportato la scoperta dell’ammasso di galassie più grande mai individuato ad una distanza di sette miliardi di anni luce. Il gigantesco ammasso (designato con il nome facile facile di SPT-CL J0546-5345, provate un pò voi a metterlo in una rubrica……..) “pesa” circa 800 trilioni di volte il nostro Sole, e ospita al suo interno centinaia di galassie.
Localizzato nella costellazione del “Pittore”, nel cielo del sud, l’ammasso presenta uno spostamento verso il rosso (redshift) z=1.07, che lo colloca appunto ad una distanza di sette miliardi di anni luce; questo vuol dire che lo vediamo come in realtà appariva sette miliardi di anni fa, quando l’uiniverso era vecchio poco più della metà di adesso, e il nostro Sistema Solare, tra l’altro, non esisteva nemmeno.
Anche a questa giovane età, l’ammasso era grande almeno quanto l’ammasso della Chioma. Da allora, si ritiene che sia cresciuto addirittura quattro volte la sua grandezza. Se per qualche “incantesimo” lo potessimo vedere addirittura come appare ora, sarebbe senza dubbio uno dei più grandi ammassi di galassie nell’intero Universo.
Come sottolineano gli scienziati, l’ammasso risulta pieno di “vecchie” galassie, il che porta a pensare che si sia formato molto presto nella storia dell’Universo, probabilmente entro i suoi primi due miliardi di anni di vita.
CfA Press Release: http://www.cfa.harvard.edu/news/2010/pr201020.html
Marco