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Un giorno devi andare

Creato il 10 agosto 2014 da Misterjamesford
Un giorno devi andareRegia: Giorgio Diritti
Origine: Italia
Anno: 2013
Durata: 109'
 

La trama (con parole mie): la giovane Augusta, legata ad una profonda educazione cattolica e figlia delle montagne del Trentino, segnata dalla perdita di quello che sarebbe stato suo figlio e della possibilità di averne altri, parte accanto ad una suona per l'Amazzonia, andando alla scoperta dei villaggi e delle comunità indios e di se stessa. Resasi conto di non trovare quello che cerca, decide di stabilirsi a Manaus, nel cuore di una favela, reinventandosi come parte del processo sociale degli abitanti del luogo.Quando anche questa situazione si rivela troppo stretta per il suo dolore e per le prospettive di un nuovo amore fallito, Augusta decide di riprendere il viaggio lungo il Rio delle Amazzoni da sola, confrontandosi con la solitudine in cerca di un'illuminazione che pare non voler giungere, o farsi raggiungere da lei.
Un giorno devi andare
Gli avventori più stagionati del Saloon ben sapranno quanto abbia amato Il vento fa il suo giro e L'uomo che verrà, due tra i migliori film italiani degli ultimi vent'anni.
Allo stesso modo, gli stessi avranno avuto modo di leggere, nel corso di questi quattro giri di giostra del Saloon, più di una stroncatura all'indirizzo anche di protetti del bancone - da Cronenberg ad Abrams, da Scorsese a Malick -: mai avrei pensato, però, di uscire deluso dalla visione - tardiva, rispetto ai tempi della sala - di un lavoro di Giorgio Diritti.
Purtroppo Un giorno devi andare, road movie dal sapore simile alle opere di Walter Salles e dall'ambientazione per certi versi simile - Central do Brasil, per primo -, non è riuscito a replicare, in quanto a forza, potenza narrativa ed emozionale, il successo dei due lavori precedenti del regista, finendo per risultare lento, prolisso, molto noioso e decisamente stucchevole, soprattutto per quanto riguarda le parti dell'opera girate in Italia: non che questo lavoro sia privo delle intuizioni, o delle intenzioni, o non possa contare su una messa in scena ottima - dalla fotografia ai movimenti di macchina - ed un approccio laico alla religione che ad un anticlericale come il sottoscritto piace sempre molto, eppure manca davvero molto a quest'ultima fatica del Terrence Malick italiano perchè la stessa possa davvero conquistare.
Senza dubbio parte dell'insuccesso è da attribuire alla protagonista, pronta a creare un legame con il pubblico più o meno come una scarica di calci rotanti in piena faccia, figlia di un'interpretazione davvero occidentale dell'uomo o della donna in qualche misura perduti - ed il dramma di Augusta è senza dubbio dei più grandi che si possano vivere - alla ricerca del riscatto in luoghi e Paesi considerati "sottosviluppati", come se la permanenza in una favela possa di colpo illuminare la benestante italiana a proposito dei veri valori della vita - una cosa della quale ho sempre dubitato, considerato che, di norma, chi vive nelle suddette favelas farebbe carte false per scambiarsi di posto con chi, da quelle parti, finisce per capitarci solo di passaggio - ed indurre ad una rinascita che il carattere, la volontà o la fede non riescono a garantire.
Ma lasciando per un momento da parte l'effetto Into the wild non convince in generale l'intera opera del regista: si tratta di un viaggio alla ricerca di se stessi o una denunicia sociale rispetto alle condizioni della povera gente di uno dei centri nevralgici del mondo - soprattutto quest'anno - come il Brasile? Di una critica al cattolicesimo e alla Fede o di un tentativo di dialogo con la stessa?
Della ricerca della Natura o dell'esplorazione dell'universo femminile?
Domande suscitate a parte, il problema principale di Un giorno devi andare finisce per essere proprio quello che era stato il punto di forza dei già citati  Il vento fa il suo giro e L'uomo che verrà: a questo film mancano cuore, trasporto, partecipazione.
E poco importa che sia realizzato da qualcuno che sa il fatto suo.
Un giorno devi andare è un film che non è mai partito davvero, ed è rimasto ancorato - e saldamente - a radici che non sono in grado di reggere il confronto con l'immensità che vorrebbero affrontare: il Fitzcarraldo di Diritti, di fatto, è un naufragio sotto tutti i punti di vista che non siano prettamente tecnici, e questo, per un regista di cuore come lui, forse è un fallimento ancora più grave di quanto potesse esserlo sbagliare gettandosi allo sbaraglio con tutta l'anima.
MrFord
"Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era."Fabrizio De Andrè - "Il sogno di Maria" - 

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