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Un giorno di ordinaria fatica

Da Bebbo
Un giorno di ordinaria fatica"Devi portare il tavolo alla Signora Narcisi, l'ho chiamata che è pronto. Alle 4.30"
"Ok" risposi.
Mi seccava, alle 5 staccavo e sapevo che non avrei fatto in tempo. Questo voleva dire che ci avrei messo quel che ci avrei messo, ma in mezz'ora era improbabile...Arrivare a P.za Bologna da Viale Libia, consegnare un tavolo (doppio, quindi due viaggi) e tornare in mezz'ora era fuori discussione.
Fabio lo sapeva bene, per questo mi mandò all'ultimo minuto, da queste parti gli straordinari non si pagano, non mezz'ora, che vuoi, scusa, mezz'ora di straordinario? Ti vuoi attaccare a 5€? Sarai mica così pulciaro?
Io no, forse te, che me li rubi, ma tienili pure, non ci faccio nulla. Non sono i 5€, è il tempo che mi porti via, che mi togli, quello a cui tengo.
Presi il tavolo e lo legai con i morsetti al portapacchi, e mi incamminai.
Poco traffico per fortuna, arrivai in 10 minuti.
Posteggiai su un'isola di traffico, e misi le 4 frecce.
Il tavolo era di quelli assemblati, quindi andava portato metà alla volta, non solo per questioni d'ingombro (nell'ascensore comunque non entrava, e le scale erano strette) ma anche per il peso.
Un tavolo massello può arrivare a pesare anche una 70ina di chili...
Lasciai legata una metà del tavolo al portapacchi, e sfilai l'altra metà direttamente sulla spalla sinistra, proprio a metà del piano, per dividere il peso ed essere bilanciato.
Arrivai al citofono. Una palazzina d'epoca di tre piani. Narcisi era scritto su tutte e tre le caselle del citofono.
Se la devono passar male questi Narcisi, pensai, e citofonai in mezzo, al 2° piano.
"Si?"
"Il falegname signora, sono venuto a consegnare il tavolo"
"Ah si, è al 3° piano"
Aprì il cancelletto in ferro, proseguii il cortile fino al portone, un bel portone di legno, di quelli alti.
Quando aprii il portone alzai gli occhi verso l'alto, le scale erano di quelle in pietra, abbastanza strette, ma con possibilità di manovra.
Presi un bel respiro e salii.
Feci attenzione a non sbattere nelle curve e arrivai al piano con una discreta velocità.
Mi aprì una ragazza, seguita a ruota dalla madre.
Il tavolo non passava nel portone di casa, bisognava aprire l'altra delle due ante, e finalmente, con un po' di difficoltà, entrai e posizionai il tavolo, la prima metà, nel salone.
Una casa molto bella, ben arredata, con il parquet miele e le finestre tutte bianche, molto luminosa, molto spaziosa.
"Questo è un pezzo?"
"Si" risposi alla madre sorridente "Ora porto l'altra metà, arrivo subito"
Sfilai l'altra parte di tavolo dal tetto della macchina, questa volta sulla spalla destra.
La salita si faceva sentire. Gli scalini sembravano moltiplicati, e la pendenza delle scale sembrava quasi verticale.
Il sudore mi bagnò la maglietta a cui incominciò ad appiccicarsi tutta la polvere che raccoglievo strusciando sui muri durante le curve. Raggiunto il primo piano rialzai gli occhi verso l'alto...Ancora due.
Cristo, pensai, non so se la tua croce pesava di più, forse si, ma te l'hai fatto una volta sola...raccomandato.
Certo, nulla di personale eh, ma con tutti i lavori che potevi fare, con tutte le raccomandazioni che avevi, avresti potuto lavorare all'Unicredit, alle Poste, fare l'attore...niente, sei finito sulla croce...ammirevole eh, però...però, vabbè, fatti tuoi, a ciascuno il suo.
Quando arrivai al 3° piano le gambe mi bruciavano come fuoco.
"Eccoci" dissi con fiatone, mentre la signora era già seduta vicino al tavolo della cucina a preparare l'assegno.
"Fabio mi aveva detto 150?"
"Non so signora, a me aveva detto che le doveva 200" (ci provano sempre)
"Va bene" rispose, compilò l'assegno e me lo diede.
"Bene" dissi "allora buona giornata"
"Aspetti" frugò nella borsa e prese il portafogli "Qualcosa per lei"
"No signora, non c'è bisogno, grazie"
"Ma no" insistette "Prenda"
Allungò la mano e mi diede una moneta da 1€ e due da 50 centesimi.
Ringraziai sorridente ed uscii dal portone.
2€, ma come si fa, come si fa a non vergognarsi di lasciare 2€ di mancia...meglio dire, guarda mi dispiace non ho nulla da darti, posso offrirti un caffè? Almeno per salvare la faccia...2€, boh...ora capisco perchè hai scelto la croce.
Scesi le scale a piedi per riprendere fiato, mentre giocavo con le monete in mano.
Presi il cellulare dalla tasca per guardare l'orario, erano le 5 e 10.
Arrivato alla macchina vidi un bar proprio all'angolo della strada, con dei tavolini all'aperto. Guardai i 2€ e già avevo deciso.
Una ragazza dietro al bancone mi chiese gentilmente cosa prendevo.
 (Prendo te in mezzo ai fondi del caffè) "Una birra in bottiglia, da 33."
"Sono 2€, vuoi il bicchiere?"
"No, grazie...mi posso sedere fuori?"
"Certo" mi rispose sorridendo "Accomodati pure"
Portai il collo della bottiglia alla bocca e diedi una bella sorsata. Ah, così fresca, che bello.
Accesi un sigaro e diedi un sospiro di sollievo. La macchina era a vista, se arrivava una municipale potevo spostarla subito...che si fotta la municipale, adesso penso un attimo a me.
Che giornata, il sole splendeva libero nel cielo azzurro, una temperatura fantastica.
Fissai il cielo, non c'era nulla di più bello. Magari dopo quella scarpinata con la croce, anche te ti sei fatto una birretta eh? Dì la verità...
Sorrisi, che coglione che sono, pensai...vabbè
Fumai il mio sigaro fino all'ultimo, osservando tutta la gente che passava, tutta seria, tutta presa con il loro da fare...che mondo strano. Chissà cosa penserà del mondo adesso David Gilmour, chissà che starà facendo in questo momento...
Strano ma vero, forse sono sereno.

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