Suona il telefono e sul display compare numero privato. Non è un parente stretto, ergo il cuore accelera.
“Salve, sono dell’associazione culturale tal dei tali, la contatto in merito a quegli articoli che lei ha scritto.”
“Ah… ehm… guardi, non è che io sia proprio un’esperta dell’argomento, cioè… ho letto qualcosa… mi sono informata…”
(Oddio, per chi mi ha preso questo? Oddio, forse mi crede più di quel che sono, in fondo ho solo fatto qualche ricerca, ho letto Wikipedia, oddio non sono assolutamente all’altezza… stai a vedere che ho scritto un mucchio di cazzate e questo vuole sconfessarmi.)
“Vorremmo incontrarla di persona.”
(Ma che bisogno c’è? Ma non vi basta quello che scrivo? Cos’è questa necessità che hanno sempre i babbani di vedersi, d’incontrarsi, di bere un caffè insieme?)
“Ehm… ma per quale motivo, scusi?”
“Noi facciamo delle conferenze.”
(Conferenze???!!! Io?!!!!!) “Sa… io avrei un problema a parlare in pubblico…”
“Che vuole che sia! Ma non si preoccupi, siamo tra amici!”
(Ma io nemmeno tra amici.) “Mi dispiace, sono molto timida.”
Risata: “Eheh, le allestirò un confessionale, va bene?”
(Ha ragione Claire: i babbani non capiscono, non capiranno mai. E ridono. E mi tocca fingere di divertirmi anch'io.) “Ah… ah…”
“Le do il mio numero.”
(‘Cazzo me lo dai a fare? Non ti chiamerò mai!)
“Ci conto, eh, mi chiama?”
“Uuugh…"
“Allora quando ci vediamo?”
(Ma non ti voglio vedere, non ti voglio parlare, non voglio vedere nessuno, sto male anche solo a risponderti al telefono, odio il telefono, datemi una pala che mi scavo un buco e mi ci seppellisco.)
"Ok, va bene, la chiamerò".
***
Con mio marito andiamo a mangiare un panino fuori. All'improvviso, entra un gruppo di colleghi suoi che hanno scelto proprio oggi per festeggiare lì non so cosa. Me li ritrovo tutti schierati che ci fissano immobili e sornioni, sembra il tribunale dell’Inquisizione, l'imbarazzo esplode, non so più dove guardare, mi entra un giramento di coglioni a bestia, dico: "Vado a prendere un po' d'aria" e schizzo fuori a razzo senza salutare nessuno, mangio il panino all'addiaccio, su un tavolino bagnato di pioggia. Mio marito è costretto a lasciare gli amici, a raggiungermi con aria impietosita e compassionevole. All’aperto fa meno venti, la salsa verde si congela, le melanzane mi si fermano sullo stomaco, la mia autostima si sgretola mentre rimugino su cosa staranno pensando di là gli amici di lui.
***
E per concludere, alcuni consigli.
Ricorda che anche gli altri hanno paura, però non ne fanno un dramma.
Muoviti lentamente, fai tutto con più calma del normale. Tanto apparirai comunque schizzato.
Non restare impalato mentre ti fissano, tieni a portata di mano un giornale da sfogliare (alla diritta!) o un cellulare da cui fingere di inviare sms.
Se devi telefonare a qualcuno, preparati su un foglio le domande da fargli.
Se arrossisci e sei una donna, puoi sempre dire di avere le caldane. Sforzandoti, magari riesci a dimostrare più di quarant’anni.
Ogni tanto lascia che siano gli altri a provare imbarazzo per primi. Perché sempre e solo tu?
Scrittura e Fobia Sociale
come me, è affetto da fobia sociale e quindi, pur scrivendo ... La resa dei conti Rieccomi qui, dopo tutto questo tempo, per dirvi che, alla fine, non cambia mai niente, che la fs ti ammazza a venti
http://signoradeifiltri.altervista.org/scrittura-e-fobia-sociale.html