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Visto in Dvx, in lingua originale con sottotitoli in italiano. Una donna (Olivia de Havilland) recentemente vittima di una frattura all’anca vive in una grande casa in cui ha fatto installare un ascensore, vive da sola con il figlio, che se ne va per una breve vacanza. Subito dopo la partenza del figlio un guasto al cavo che porta la corrente elettrica all’edificio blocca la donna proprio nell’ascensore. Le cose sembrerebbero tragiche, bloccata senza cibo ne acque ne alcuna possibilità di contatti con il mondo esterno… se non fosse che presto le cose peggiorano, quando la sua insistenza nel suonare l’allarme (che sbatte pesantemente contro l’indifferenza di chi passa per la strada) attira l’attenzione di un avvinazzato vagabondo, il quale, entrato in casa, capisce cosa accade e va a chiamare un’amica dai bassifondi per depredare tutto il predibile (guardandosi bene dall’aiutare la donna). Le cose possono sembrare tragiche, ma presto peggiorano, nel momento in cui un gruppo di 3 balordi (tra cui un esordiente James Caan) si accorgeranno degli strani movimenti del vecchio e capiranno cosa sta accadendo, prenderanno in mano la situazione, rubando, vandalizzando e uccidendo. Ovviamente le scene migliori sono tutte per il lungo finale, quando lo scontro fra la de Havilland e Caan diventa fisico, lui cerca di uccidere lei, lei acceca lui e tenta la fuga uscendo di casa e gridando disperatamente di nuovo fra l’indifferenza di chi passa per la strada (compresa la polizia impegnata a scortare un politico).
Ecco questo è un proprio un film da vedere, ha difetti enormi, ma permette il lusso di godersi James Caan che rutta in faccia ad Olivia de Havilland. Questo è il motivo principale, poi neanche il resto del film è malvagio.
La storia, che qui non ho detto nei dettagli perché c’è pure una questione con il figlio della protagonista che rimane aperta, inizialmente mi si presenta come il classico film girato tutto in un unico ambiente, quindi il solito virtuosismo piuttosto pretenzioso, ma presto mi va più dalla parte di un Funny games dal sapore di Natural born killer per la critica sociale di bassa lega (e piuttosto enfatica, vero punto debole del film), per finire in un drammone umano e famigliare come pochi. Alla fin fine questo è tutto un film sull’indifferenza (dichiarato fino alla prima scena dell’investimento del cane a cui nessuno fa caso), dove tutti non si curano di ciò che gli accade intorno o del male che causano direttamente o indirettamente.
La regia è pesantemente ‘60s con zoomate qui e là, macchina da presa mobile talvolta pure a caso e inquadrature da punti di vista non convenzionali; si sente che è datata, ma in realtà è dinamica e non crea confusione, quindi buona. L’interpretazione di Caan è stupenda, gigioneggia con fare strafottente e sopra le righe come un Ledger che fa il Joker o un Nicholson in quasi qualunque film. Poi c’è la de Havilland; che la de Havilland non può non piacere; la de Havilland (oltre a esser stata una bellissima donna) è una che mi passa dal Via col vento ai noir psichiatrici di Aldrich con la stessa naturalezza con cui si cambia le scarpe; e ovviamente fa pure sti film dove viene brutalizzata dall’inizio alla fine.
Un bel film dimenticato, ma da riprendere in mano assolutamente, che è pure l’esordio col botto di James Caan.
PS: i titoli di testa molto anni sessanta sembrano una scopiazzatura di Saul Bass, solo più disturbanti; in effetti creano un ambiente malato già così, il che non li rende belli (sarebbe eccessivo), ma funzionali
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