L’Italia è prima in Europa per numero di giovani che abbandonano gli studi e che non lavorano dai 15 ai 30 anni. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Noi Italia’ dell’Istat dove si sottolinea che i giovani non più inseriti in un percorso scolastico-formativo, ma neppure impegnati in attività lavorativa, sono poco più di due milioni, il 21,2% tra i 15 e i 29 anni (anno 2009).
Inoltre, risulta che la quota di giovani 18-24enni con al massimo la licenza media, che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo superiore è pari al 19,2% e colloca il nostro paese in una delle posizioni peggiori nella graduatoria Ue-27 (media 14,4% nel 2009).
Mentre il 19% dei 30-34enni ha conseguito la laurea (o titolo equivalente), una quota cresciuta di 3 punti percentuali tra il 2004 e il 2009. Il livello, tuttavia, è ancora molto contenuto rispetto all’obiettivo del 40% fissato da ‘Europa 2020′.
In Italia, si legge poi nel dossier, è occupato il 57,5% della popolazione nella fascia di età 15-64 anni. Permangono notevoli le differenze di genere: le donne occupate sono il 46,4% contro il 68,6% degli uomini. I livelli dell’occupazione nazionale restano ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile. Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell’Unione europea è pari al 28,9%. L’Italia, con il 37,6%, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi. Spicca il valore particolarmente elevato dell’inattività femminile(48,9%).
”Un triste primato europeo – ha detto il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni commentando i dati sui giovani e sull’inattività femminile – Il Ministro del Lavoro si sente ancora di affermare che stiamo meglio degli altri in Europa?”.
“Il quadro dipinto oggi dall’Istat mostra la profondità dei problemi del Paese – afferma in una nota Stefano Fassina, segreteria del Partito Democratico, responsabile Economia e Lavoro – Le condizioni e le prospettive delle giovani generazioni, delle donne in particolare, sono insostenibili”. “Per rigenerare crescita e opportunità di lavoro – continua Fassina – l’Italia ha bisogno di una stagione di riforme strutturali, di politiche industriali, di investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture e nell’innovazione, di politiche di redistribuzione di reddito”.
‘Noi Italia’ è un dossier che l’Istat, per il secondo anno consecutivo, propone agli italiani sulla base dei numeri prodotti nell’ultimo Annuario statistico italiano ma che prende in considerazione alcuni elementi chiave e li mette a confronto con gli altri paesi europei, dando un quadro d’insieme anche delle differenze regionali che lo caratterizzano. Il prodotto dà conto di indicatori raccolti in 120 schede e distribuiti su 19 settori.
Dal dossier si evince, tra i dati più rilevanti, il preoccupante rapporto tra popolazione anziana e giovane. Al 1 gennaio 2010 in Italia ci sono 144 anziani ogni 100 giovani, “in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato – si legge – la regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania”. la vita media degli italiani è di oltre 84 anni per le donne e di 79 per gli uomini, ai primi posti in Ue.