Magazine Cultura

Un gran bisogno di professionalità e serietà

Creato il 20 gennaio 2016 da Libera E Forte @liberaeforte

italianiliberieforti

di Giovanni Palladino

Dopo i sorrisini della Merkel e di Sarkozy rivolti offensivamente a Berlusconi nel corso di una loro famosa conferenza stampa nel novembre 2011, che anticipò di pochi giorni le “obbligate” dimissioni del suo governo, ora abbiamo una clamorosa lamentela proveniente da Bruxelles: “a Roma non abbiamo un interlocutore”. È la stessa “condanna” già sentita prima della caduta di Berlusconi: IL GOVERNO ITALIANO NON È CREDIBILE.

A difesa del nostro orgoglio nazionale, si potrebbe forse dire lo stesso per i difetti della Commissione Europea o del Governo Tedesco. Ma è anche vero che in questo caso, purtroppo, vale il famoso detto latino: UBI MAIOR MINOR CESSAT. La critica o le accuse che ci provengono dall’estero hanno maggiore peso delle lamentele di Renzi sui difetti di Bruxelles o di Berlino.

Dobbiamo onestamente riconoscere che da diversi decenni il nostro mondo politico è incapace di esprimere professionalità e serietà nel gestire il nostro Paese, che pur è dotato di tante ricchezze umane e naturali, che altri paesi ci invidiano. A maggior ragione, quindi, la nostra classe dirigente è colpevole per non aver saputo gestire bene queste indubbie ricchezze.

Da tempo sosteniamo che l’Italia ha sofferto di una avvilente deformazione culturale (e quindi morale) prevista e temuta con grande anticipo da Luigi Sturzo. Sulla sua stessa linea vi fu anche Luigi Einaudi, che purtroppo diede il titolo di PREDICHE INUTILI a un libro in cui raccolse numerosi suoi articoli pubblicati sul Corriere della Sera negli anni ’50. Come per dire che sarebbe stato difficile, se non impossibile, correggere i difetti che stavano allora spuntando nel governare il Paese, parafrasando un’affermazione attribuita a Mussolini al tramonto della sua vita: “governare gli italiani non è difficile, è inutile”.

Ma Sturzo non nutriva lo stesso pessimismo, avendoci indicato un metodo di governo, il popolarismo, da porre alla base dell’economia sociale e solidale di mercato. Un metodo valido non solo per l’Italia, ma che va “globalizzato”, se vogliamo vivere in un mondo più libero e pacifico, come da sempre sostengono le encicliche sociali.

Utopia? Sino a oggi la vera utopia è stata quella del Principe, che ha sempre sperato che gli interessi dei governanti possano resistere a lungo contro gli interessi dei governati. Ma la Storia ci ha sempre dimostrato che questa speranza si è poi rivelata un’utopia, con danno per tutti. La soluzione sta nel passaggio al neo-popolarismo, che non è una ideologia, ma un efficiente metodo di governo, assicurato innanzitutto dalla professionalità e dalla serietà di chi governa. Questo deve essere l’obiettivo di tutti i “liberi e forti” che si dedicano alla vita politica. Anche se il metodo è stato ideato e proposto da un grande italiano nato nel 1871…


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog