Galassia di Andromeda
Non e’ mia abitudine stabilire premesse inderogabili all’inizio di un’analisi, ma questa volta e’ necessario perche’ la prendiamo davvero larghissima. La premessa e’ una sola: Tutto esiste. Il pianeta Terra, il Sole, la Via Lattea, l’Universo e chissa’ cosa oltre, ammettiamolo, esistono a prescindere dalla circostanza che noi li osserviamo o conosciamo, con buona pace dei relativisti, dei fisici quantistici, degli avvocati e di uno che sostiene che il risotto si conserva diversamente a seconda di quanto lui gli vuol bene. Se siamo d’accordo sul fatto che Tutto esiste a prescindere da noi, possiamo discutere del resto.Tutto esiste ma non tutto ci e’ accessibile. Nonostante gli sforzi della NASA, ci troviamo ancora nell’impossibilita’ di mettere le mani sulla maggior parte delle risorse dell’universo. Per adesso ci tocca accontentarci del nostro pianeta. Non siamo messi poi male a ben vedere... i nostri avi preistorici consideravano ‘Tutto’ la vallata in cui vivevano, noi possiamo permetterci di considerare ‘Tutto’ l’intero pianeta. Abbiamo fatto passi da gigante in soli diecimila anni!
Cio’ che distingue il vero Tutto (quello della premessa) dal nostro Tutto e’ che il primo si suppone infinito mentre il nostro e’ di certo limitato – e peggio - sempre piu’ limitato ad ogni calar del Sole. Di acqua, di orzo, di petrolio, di oro, di riso, di terra, di aria e via discorrendo ce n’e’ una quantita’ disponibile finita e di quella solo una parte ci e’ accessibile. I progressi della tecnica - catastrofici nell’ultimo secolo - ci hanno permesso di rendere disponibili risorse sempre maggiori anche se prelevate irrimediabilmente dallo stesso Tutto limitato, la palla di materia che chiamiamo Terra. In altre parole, ogni giorno che passa stiamo diventando piu’ bravi a consumare le risorse della nostra palla - del nostro Tutto – e ce ne facciamo pure vanto.
E pensare che qualcuno aveva gia’ inquadrato il problema una manciata di migliaia d’anni orsono e ne aveva pure tratto un bestseller. La piece introduttiva di Adamo, di Eva e della mela – ad esempio - romanza puntualmente la questione e ci fornisce fin dal primo capitolo seri indizi sulla trama: l’essere umano, resosi conto della limitatezza delle risorse, si e’ convinto della sua superiorita’ sugli elementi concorrenti, non ha saputo trattenersi e ne ha voluto abusare, cosi’, per farsi bello e racimolare una scopata. L’uomo ha preso piu’ di quanto era necessario e si e’ messo nei casini. Il resto del volume racconta le peripezie di un supereroe che cerca di porre un freno a quei casini. Un libro niente male. Peccato che nei millenni successivi la critica si sia affannata nel tentativo vano – benche’ sovente esilarante – di dimostrare l’esistenza del supereroe e non nel risolvere il problema che l’ideazione di quel personaggio intendeva segnalare.
Il Sasquatch se la batte a gambe levate
Insomma, assoggettata la totalita’ delle altre specie animali e vegetali - salvo Superman, il Sasquatch e il Grande Calamaro degli abissi, ma non fanno testo – l’uomo si e’ trovato solo. Tutte le risorse accessibili erano sue. Li’ scatto’ il peccato originale: non nel raggiungimento e nella consapevolezza della propria superiorita’, ossia la conquista del libero arbitrio, ma nel suo abuso. Lo avevano gia’ capito allora... pensa un po’.Qualche millennio dopo, un giovane squattrinato - una sorta di psicologo autodidatta specializzato in terapia di gruppo - uno che aveva intuito l’andazzo, concentro’ i suoi discorsi sull’egoismo, che dell’abuso e’ il carburante, ma nemmeno cosi’ riusci’ a farsi capire dai suoi pazienti. Gli ultimi saranno i primi... ve la ricordate? Altro bestseller, altro personaggio straordinario. Peccato che la sua immagine sia gestita da un’agenzia di piazzisti di crocifissi e candele che fan finta di non aver capito cosa intendesse.
Dall’altra parte del mondo, qualche secolo prima, un cinese di cui si e’ buttato lo stampo (sembrano tutti uguali ma di questo purtroppo non ne ristampano piu’) aveva detto: "Conoscere gli altri è intelligenza, ma conoscere sé stessi è saggezza superiore. Imporre la propria volontà agli altri è forza, ma imporla a sé stessi è forza superiore. Essere sufficienti a sé stessi è la vera ricchezza, governare sé stessi è il vero carattere."
Insomma, secondo tutta questa gente fichissima la saggezza sta nel sapere di poter abusare e nello scegliere volontariamente di non farlo. (Non mi si fraintenda, questo non ha nulla a che vedere con le ragioni per le quali in Italia la presunta opposizione non fa il suo mestiere.) Perdiana! Se sono almeno quattromila anni che ce la menano con questa storia, non puo’ essere un caso. Cosa ci vorranno dire? Secondo me qualcosa del genere: “Non fartene una colpa se sei piu’ forte degli altri, ma al contempo non abusare del tuo potere. Utilizza le risorse disponibili con la massima efficacia ma non piu’ del necessario.” Il male, se vogliamo inquadrarlo, non sta nella tecnica che ci permette di ottimizzare il reperimento delle risorse, ma nel disuso della tecnica allo scopo di perpetrare un abuso delle risorse.
Di acqua ne e’ passata sotto i ponti e ormai ci siamo dentro fino al collo. Dietro a qualsiasi attivita’ umana, purtroppo anche a quelle in ‘buona fede’, c’e’ questo peccato originale mai sanato e che nessuno, apparentemente, ha voglia di riconoscere e sanare. La prognosi e’ riservata, il paziente potrebbe lasciarci le penne ma nessuno ha le palle di dire: “Amputiamo”. La tendenza e’ tutt’altra. Lo testimoniano i numerosi tasselli aggiunti di recente al grande puzzle del peccato originale: consumismo, entertainment, capitalismo, obesita’, F-18, politica di potenza, megayacht, bomba atomica, signoraggio, globalizzazione, SUV per fare qualche esempio pescato qua e la’.
C’e’ davvero qualcosa che non va, c’e’ un bug, un retrovirus che manda in corto tutto il meccanismo e che inibisce una qualsiasi reazione. Il sistema immunitario e’ alle corde, e’ nel pallone. Noi stiamo qui a preoccuparci di chiuder l’acqua mentre spazzoliamo i denti, intanto un Lapo qualsiasi brucia 230 chilometri d’autostrada in un’ora, cosi’, per far qualcosa, perche’ sul cabinato s’annoiava.
La buona fede non e’ piu’ una giustificazione accettabile, ne’ per i ricercatori dei laboratori chimici, ne’ per i venditori di automobili italiane, ne’ per i calciatori impomatati ne’ per il piu’ miserabile dei tifosi della curva. Siamo alle porte del 2011, oggi nessuno e’ giustificato perche’ tutti sono in condizione di sapere. La buona fede e’ la maschera dietro a cui si nasconde chi accondiscende al male, chi ostenta ignoranza per chiagnere e fottersene della propria meschinita’.
Nell’era del suffragio universale, della comunicazione globale e della scolarizzazione diffusa, la buona fede e’ accidia, e’ collusione e non merita perdono.
Prima camminavamo nel sentiero e tutto andava bene. Ci siamo costruiti un veicolo, per far presto, e al primo incrocio abbiamo sterzato e preso una corsia illuminata e larga.
E’ da allora che viaggiamo fuori rotta e sempre piu’ spediti.
Speriamo almeno che sia una circonvallazione.
Wikio