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Un'idea sovversiva

Creato il 08 maggio 2014 da Baraka

Un'idea sovversiva
All’inizio era una faccenda di guerra, anzi di soldati. Soldati feriti lasciati morire insieme ai morti, soldati agonizzanti dimenticati in ritirata, soldati fuori combattimento fatti fuori del tutto – meglio esser sicuri...
E poi c’erano i soldati in mare. E poi si sono aggiunti i prigionieri di guerra.E i civili, gente che non prende parte al conflitto armato, persone indifese che hanno la sciagura di ritrovarcisi in mezzo alla guerra. Vulnerabili.Le quattro Convenzioni di Ginevra (1949) e i tre protocolli aggiuntivi proteggono, durante un conflitto armato, queste quattro categorie di persone: soldati feriti o comunque impossibilitati a combattere, prigionieri di guerra, civili e personale medico-sanitario. E queste convenzioni rappresentano il nucleo fondante l’attività del Comitato Internazionale di Croce Rossa per la protezione delle persone più vulnerabili durante un conflitto armato. È nato più di 150 anni fa, e oggi ce n’è più bisogno che mai.La pace è un’utopia e le guerre probabilmente non si possono davvero evitare, ma una cosa la si può fare: limitare le sofferenze inutili e proteggere le persone più vulnerabili e chi non prende parte al conflitto armato. Da quest’idea di Herny Dunant nel 1864 nasce, con la prima Convenzione di Ginevra, la Croce Rossa. E oggi 8 maggio si ricorda la nascita (1828) dell’uomo da cui è partita la più grande organizzazione umanitaria del mondo, ma soprattutto un’idea di umanità e uguaglianza che continuiamo a dimenticare. Negli anni il Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa si è evoluto e sviluppato per proteggere i più vulnerabili non solo in tempo di guerra, ma anche in tempo di pace: catastrofi naturali, epidemie, migrazioni, ricongiungimento familiare, assistenza sociale e campagne di prevenzione, educazione sanitaria e di primo soccorso. Faccio parte di questo movimento da quindici anni, è parte di me e mi emoziono quando ne parlo perché mi ha fatto crescere e imparare molto. E perché per me rappresenta un’idea di responsabilità: in ogni momento ognuno di noi può fare del male a qualcun altro, ma può anche far del bene.

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