In un pomeriggio umido e piovoso, dal clima appropriatamente inglese, i giovani lettori e io abbiamo appuntamento in libreria con l’autrice Linda Newbery. Vincitrice del premio Orbil 2013 nella categoria romanzi 6/9 anni con Un amico segreto in giardino e da poco nella librerie con Quella casa sulla collina, l’autrice svela con generosità gli ingredienti di cui sono fatte le sue storie.
Capitolo 1. In cui vi parlo di un interessante incontro in libreria
Autrice di 40 fra romanzi e racconti, di cui solo i sopraccitati due tradotti in italiano, Linda Newbery sognava fin da quando aveva 8 anni di fare la scrittrice e trovare il suo nome scritto sulla costa di un romanzo sugli scaffali di una libreria, accanto a quelli della beneamata Edith Nesbit. Oggi il suo sogno si è avverato: nella biblioteca in cui lavoro si susseguono per davvero Cinque bambini e la Cosa di E. Nesbit e Un amico segreto in giardino di L. Newbery, separati solo dai romanzi del Dottor Prottor di Jo Nesbø!
Linda Newbery è stata ospite in questa settimana dell’Associazione librerie indipendenti ragazzi, che l’ha condotta in un lungo tour appena concluso per biblioteche e librerie d’Italia, da sud a nord, di cui potete trovare tutte le tracce sul’aggiornatissimo blog dell’associazione. Durante la terz’ultima tappa alla libreria Giannino Stoppani di Bologna, mi sono unita anch’io al nutrito gruppo di bambini per ascoltare come sono nati i personaggi e i luoghi dei suoi romanzi.
Un amico segreto in giardino, edito da Salani, lo avevo letto e recensito due estati fa.
Ascoltando le parole di Linda Newbery mi è sembrato naturale che questa storia così delicata e sfaccettata di luoghi da coltivare, di perdita, di amicizia, di incanto, sia nata fondendo tre elementi eterogenei, che svelano altrettante diversi aspetti della sensibilità dell’autrice: l’amore per il giardinaggio, nutrito fin dall’infanzia con libri e pratica. L’incontro, o meglio l’osservazione struggente, mai trasformatasi in dialogo, con un uomo che camminava per la campagna; presumibilmente un senza tetto, che viveva portando sempre con sé tutto ciò che gli apparteneva. E poi la lettura di un poema di Edward Thomas, intitolato Lob e dedicato al misterioso Uomo Verde che percorre la campagna da secoli, capace di rinnovarsi persino dopo ogni uccisione.
Quella casa sulla collina, romanzo del 2008 in originale intitolato Nevermore, da poco edito in italiano, deve invece la sua nascita ad un incontro diverso: quello con una vecchia casa di campagna circondata da un meraviglioso giardino, costruito intorno a vialetti, scalinate, specchi d’acqua. Dettaglio ancor più interessante dell’aspetto: il facoltoso proprietario non ci abitò mai, preferendo alloggiare in un piccolo cottage adiacente la sua villa.
Lo scrittore è colui che sa cogliere il potenziale narrativo della realtà attorno a sé, e anche in questo caso l’autrice cominciò a domandarsi il perché di questa bizzarra scelta di vita, costruendoci intorno un appassionante trama romanzesca.
Fresca di lettura, ve la racconto.
Capitolo due. In cui vi racconto un libro
Quella casa sulla collina, di Linda Newbery, illustrazioni di LInda Cavallini, Piemme junior 2013, 16,50 euro.
Il sontuoso podere di Roven Mere aspetta da anni il ritorno del suo proprietario, Lord Rupert Evershall.
Quando la dodicenne Tizzie vi si trasferisce controvoglia al seguito di sua madre Morag, assunta come nuova cuoca di famiglia, il rientro del padrone di casa, della moglie e della figlia Greta pare essere imminente. Ma nessuno, né il giardiniere Will e suo figlio Davy, né la governante signora Crump, né il vecchio Jack Doughty, tuttofare della tenuta, hanno notizie di prima mano del loro datore di lavoro. Solo lo scontroso amministratore Finnigan, che vive in una roulotte parcheggiata al limitare del giardino, sembra essere in contatto con il padrone, ma centellina le informazioni, non facendo che aumentare la curiosità di Tizzie.
La ragazzina, che si sente tagliata fuori da tutto ed è in perenne conflitto con la madre, di cui è costretta ad assecondare i continui trasferimenti da un lavoro all’altro, da una città all’altro, è in particolare ansiosa di conoscere la figlia di Lord Rupert, Greta. A Roven Mere tutto sembra essere pronto per lei: un pony pomellato la aspetta nel recinto, una barca ridipinta di fresco è ormeggiata nella rimessa privata sul lago, Finnigan ha allestito un intero teatro di marionette solo per lei e sta intagliando una preziosa casa di bambola, che riproduce la casa padronale in ogni minimo dettaglio. Nel giardino c’è persino una panchina di marmo destinata a nessun altro. Mentre Tizzie sogna di incontrare presto una nuova migliore amica, inspiegabili apparizioni e velenosi pettegolezzi insinuano in lei il dubbio che sulla ricomparsa della famiglia Evershall gravi più di un segreto…
Un romanzo avvincente, godibilissimo per lettrici e lettori da 9/10 anni in su, che ripropone in chiave contemporanea e adatta ai più giovani alcuni luoghi e temi classici della letteratura inglese dell’Ottocento e inizio Novecento: un’immensa casa le cui stanze nascondono tracce di un passato da disvelare, la campagna inglese che si tinge di foschia per celare i propri misteri, il passato che riaffiora tassello dopo tassello attraverso conversazioni casuali, ritrovamenti, agnizioni. E poi giochi premurosamente fatti a mano, piante da coltivare, animali da addomesticare e cavalcare, deliziose cene attorno al focolare, tutto il corredo che si può chiedere ad una storia che gioca con la fascinazione per il passato per coinvolgere i propri lettori.
Le illustrazioni dell’edizione italiana di Quella casa sulla collina, fresco di stampa per i tipi di Piemme, con il consolidato marchio de Il battello a vapore, sono di Linda Cavallini. Sebbene accattivanti e di sicura presa sul pubblico giovanile, tradiscono un po’ l’atmosfera originale a cavallo fra gotico e romantico, dandole un’impronta più fumettistica, quasi manga. Più in stile, e apprezzata anche da Linda Newbery, la galleria di ritratti dei personaggi principali sullo sfondo di una velata carta da parati, che si trova nei risguardi di copertina.
Capitolo tre. In cui chiacchiero con l’autrice
Ma dopo la parentesi letteraria, ritorniamo al “tempo presente”. Dopo la presentazione dei due romanzi, in libreria è tempo di domande e autografi. Anch’io mi ritaglio un mio piccolo spazio e ho l’occasione di porgere a Linda Newbery alcune domande. Sono piuttosto emozionata, non so quando tempo avrò a disposizione e, nonostante Linda e la traduttrice siano molto disponibili, non so da dove cominciare…GiGi: Visto che durante l’incontro ha parlato degli ingredienti delle storie, qual è quello che non deve mai mancare nei suoi romanzi?
L. N.: Credo che sia la ricerca della propria identità, di un senso di appartenenza. La sorpresa che genera nei personaggi la scoperta di chi si è veramente.
GiGi: In entrambi i suoi romanzi tradotti in italiano, Un amico segreto in giardino e Quella casa sulla collina, l’ambiente di campagna gioca un ruolo importante. È la campagna l’unico luogo dove sono possibili le avventure e toccare con mano quella sorta di “magia” che impregna le sue storie?
L. N.: Con i miei libri non voglio suggerire una contrapposizione fra la campagna e la città. Proprio per questo motivo ho scelto di fare camminare il personaggio di Lob [l’”uomo verde” protagonista di Un amico segreto in giardino] fino a Londra, dandogli l’occasione di incontrare un altro personaggio, il giardiniere cieco, al quale potersi legare e da poter aiutare proprio, come accadeva in campagna con nonno Will.
GiGi: Leggendo invece Quella casa sulla collina, forse perché sono un’adulta, mi è parso di ritrovare, molto piacevolmente, elementi di romanzi classici come Il giardino segreto e Jane Eyre…
L. N.: “Jane Eyre”, davvero? Se l’influenza di questi romanzi c’è stata, non me ne sono resa conto mentre scrivevo. Ho letto “Il giardino segreto” quando avevo 11 anni. Credo che fosse un ricordo che avevo dentro di me e che avevo dimenticato. Solo quando ho riletto alcuni passaggi del libro, mi sono accorta che c’erano elementi in comune.
GiGi: Prima, durante l’incontro, ha dichiarato la sua ammirazione per Edith Nesbit, autrice inglese per ragazzi che in Italia non è molto nota. Quali autori contemporanei consiglierebbe ai lettori della stessa età dei suoi, all’incirca dai 10 ai 12 anni?
L. N.: Un libro che consiglio sempre per i ragazzi di 10-11 anni è “Bambert’s Book of Missing Stories” di Reinhardt Jung [tradotto in italiano col titolo Bambert e il libro delle storie volanti, Fabbri editori, 2004]. É una storia che può essere letta a più livelli, da adulti e bambini, che vi troveranno significati diversi, via via sempre più profondi. Ce n’è anche una bellissima versione illustrata, pubblicata qualche anno fa [da Egmont, con illustrazioni di Emma Chichester Clark].
GiGi: E un consiglio per i giovani adulti?
I romanzi di Aidan Chambers:, un autore che ha avuto una grande influenza anche su di me. Peccato che pur essendo molto considerato in Inghilterra (ha vinto una Carnegie Medal e altri premi), non sia molto popolare fra i giovani lettori.
Intorno a Linda e ai suoi consigli di lettura si crea un po’ di curiosità anche da parte delle ospiti della libreria. Qualcuno provocatoriamente dichiara che la letteratura inglese per ragazzi, quella buona, è stata spazzata via dall’influsso di J. K. Rowling, ma Linda Newbery ricorda che ci sono ancora Philip Pullman e David Almond in attività. E poi K M Peyton, autrice della serie Flambards, l’Elisabeth Wein di Code name verity e Rose Under Fire, due romanzi storici dalle forti tematiche, o l’inventiva Geraldine McCaughrean… così, sognando di possibili traduzioni da suggerire agli editori nostrani, la conversazione scivola sul prossimo romanzo di Linda, che sarà pubblicato l’anno prossimo, di cui riusciamo solo a sapere l’enigmatico titolo: ci pare di capire che s’intitolerà The broken spectre, parlerà in qualche modo di fantasmi e sarà ambientato sulla Alpi svizzere… o non sarà mica The Brocken Spectre?
La libreria si è svuotata, è quasi ora di andare a cena; giusto il tempo di una foto, di dare a Linda Newbery la spilla di GiGi, e il pomeriggio è finito. Mentre mi allontano dalla libreria mi accorgo che avrei avuto ancora altre domande da porre all’autrice. Per fortuna ci ha pensato Agata Diakoviez, libraia e presidente dell’Associazione librerie indipendenti ragazzi, ad approfondire l’immaginario della scrittrice in una precedente intervista, che vi invito a leggere qui.
Torno a casa con un patrimonio di storie lette, ascoltate e ancora da scoprire, che non vedo l’ora di condividere sul blog… come sto facendo ora!
Grazie ad Alessandra Valtieri per la traduzione e a Grazia Gotti per gli spunti. Un ringraziamento speciale a Giampaola Tartarini e a tutto lo staff della libreria Giannino Stoppani, per la costante e apprezzatissima disponibilità e professionalità.