Medici e infermieri mandati dal governo dell’Uzbekistan a raccogliere il cotone
Mandare i bambini a raccogliere il cotone era diventato imbarazzante e il governo dell’Uzbekistan ha deciso così di porre un freno. Tuttavia non si è conformato alle normative internazionali sul lavoro e continua a sfruttare il lavoro forzoso, mandando a lavorare nelle piantagioni medici e infermieri.
«Ho 50 anni e ho l’asma. Dobbiamo raccogliere tantissimo cotone e non ci pagano niente», racconta Malvina (nome di fantasia), un’infermiera mandata a lavorare nei campi. Una scelta, questa, che lascia sguarniti gli ospedali. «C’è gente che telefona al nostro chirurgo, che è qui a lavorare nei campi, e gli dice cose del tipo “Mi hai operato una settimana fa, ora ho la febbre: che devo fare?”».
L’Uzbekistan è uno dei più grandi produttori di cotone con una quota del raccolto globale pari al 4% ed è fornitore di alcune delle più importanti marche di abbigliamento. Il fatto che finora abbia largamente utilizzato il lavoro dei bambini, peraltro non ancora scomparso, ha portato alcuni di questi brand – H&M, Marks and Spencer e Tesco – a comprare altrove la materia prima.
Di conseguenza il primo ministro Shavkat Mirziyayev ha emesso un decreto che vieta il lavoro minorile. Tuttavia non ha posto termine alle corvée – organizzate dal governo stesso – che interessano molti cittadini, tra cui insegnanti e impiegati e da quest’anno anche medici e infermieri. Si verificano casi di pazienti gravi rimandati a casa dagli ospedali perché i medici sono “a fare cotone”. La situazione resta, peraltro, sottotraccia a causa della censura sulla stampa.
Alla capitale Tashkent è stata chiesta una fornitura di 330 tra medici e infermieri, scelti non tenendo neanche particolare conto delle loro condizioni fisiche. Devono raccogliere ogni giorno 60 kg di cotone ma, non riuscendo a raggiungere l’obiettivo, sono costretti a comprare il cotone di tasca loro dai coltivatori locali. Un vero inferno.
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