Un libro argentino: Adolf Hitler fuggì in Argentina, si chiamò Kirchner e morì nel 1971 nel Paraguay
Da Rottasudovest
Adolf Hitler? E' morto il 5 febbraio 1971 ed è sepolto nel
Paraguay, nella cripta di un antico bunker nazista, oggi sostituito da un
lussuoso hotel, che, ogni anno, chiude durante la prima settimana di febbraio,
affinché un esclusivo gruppo di nazisti possa rendere omaggio al proprio
leader, nell'anniversario della sua morte. Lo sostiene il giornalista argentino
Abel Basti, nel libro Tras lo pasos di Hitler (Sui passi di Hitler), pubblicato da Planeta.
Il leader nazista non morì suicida nella Berlino assediata dall'Armata Rossa,
come sostiene la storia ufficiale e non crede la storia ufficiosa. Come molti
ufficiali nazisti, anche lui riuscì a fuggire e a riparare in Sud America. La
sua prima meta fu la solita Bariloche, nella Patagonia argentina, che accoglie
una folta comunità tedesca, tanto da sembrare un angolo di Baviera piovuto
sulle Ande; qui Hitler arrivò con il nome di Adolf Schütelmayor.
La prima volta che Basti sentì parlare della presenza di Hitler a
Bariloche fu nel 1994, ma, come molti altri, accolse la notizia con
scetticismo, perché "credevo nella verità ufficiale". Ma,
incuriosito, iniziò a indagare e, confessa adesso a EFE, "mano a mano che mi
muovevo nei circoli tedeschi del sud e in altre parti dl Paese, ho iniziato a
vedere questa possibilità. E ho finito con crederci quando ho iniziato a
intervistare testimoni che erano stati in contatto con Hitler, in
Argentina".
Tra i testimoni citati, Eloísa Luján, che era l'assaggiatrice dei cibi
destinati all'antico Führer tedesco, per controllare che non fossero avvelenati,
o Ángela Soriani, nipote della cuoca di Hitler, Carmen Torrentegui, o il
militare brasiliano, figlio di un ex gerarca nazista, che assicura la data
della vera morte di Hitler, nel Paraguay.
La presenza del leader nazista in
Pataognia era un segreto d Pulcinella: "Non è che tutti sapessero dov'era,
ma quelli che lo sapevano tendevano a ridimensionare la sua importanza" ha
detto Basti, giustificando l'atteggiamento con l'ignoranza dei locali:
"Per la gente di campagna la guerra praticamente non c'era stata, non
c'era radio, i giornali arrivavano periodicamente e non li leggevano tutti.
Quindi sapevano che c'era una guerra, ma non avevano idea delle sue dimensioni
né dei suoi protagonisti".
In Argentina, Hitler non fece vita da prigioniero o da persona che temeva di
essere scoperto da un momento all'altro; non solo si muoveva liberamente in
Argentina, ma visitò anche i Paesi vicini, in particolare ci sono prove della
sua presenza in Brasile, Colombia e Paraguay. La sua fuga, commenta Basti, non
poteva essere stata possibile senza un grande accordo militare tra nazisti e
nordamericani. Un accordo che "consisteva nella fuga dalla Germania di
uomini e tecnologie militati, che potevano essere riutilizzati contro il
comunismo, in cambio di immunità per i nazisti e del loro riciclaggio nella
strategia bellica nordamericana", nell'imminente Guerra Fredda contro
l'Unione Sovietica e i suoi alleati. Quindi, ritiene ancora il giornalista
argentino, i principali servizi segreti occidentali, avevano rapporti che confermavano
la presenza di Hitler in Sudamerica, "ma non hanno mai agito per una sua
detenzione, perché è ovvio che, se avessero voluto, avrebbero potuto
catturarlo".
Hitler visse praticamente tranquillo e indisturbato in Argentina sotto le prime
presidenze di Juan Domingo Perón, ma,
quando questi fu deposto dalla Revolución Libertadora, nel 1955, preferì
lasciare il Paese e trasferirsi nel Paraguay, dove assunse il nome di Kurt
Bruno Kirchner, curiosamente lo stesso cognome del presidente argentino Néstor,
a cui è succeduta sua moglie, l'attuale presidente Cristina Fernández de
Kirchner. E nel Paraguay Htler spirò serenamente, senza aver pagato i conti con
la giustizia terrena, e, a quanto pare, con la complicità delle potenze
occidentali.
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