di Lorena Bruno
COSA SI FA CON UN LIBRO?
Ricco di spunti di riflessione il terzo incontro di Cosa si fa con un libro? con Maurizio Ceccato di Ifix, a Garbatella nella sede di Altrevie.
«Ho sempre pensato che il designer fosse un po’ un sabotatore delle immagini, perché inganna cercando di attirare lo sguardo su un’immagine».
Per iniziare a parlare del mestiere di grafico editoriale, art designer e illustratore Ceccato ha scelto una frase di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll: «E a che serve un libro senza dialoghi né figure?». Ha proseguito affrontando il tema delle copertine, lui che ne ha ideate moltissime per case editrici come Laterza, Fazi, Gaffi, Hacca, Elliot.
La copertina ha un vita autonoma, seppur contigua al libro? «È soggettivo – risponde Ceccato – io dissento dai manuali. Non mi sento attratto dalla grafica come qualcosa in cui ci siano solo regole esatte, alcune vanno sabotate». Insiste sul concetto del sabotaggio e spiega come non sia affatto facile interpretare un libro e tutte le parole di cui è composto con una sola immagine, «perché l’immagine viene prima della parola: la prima cosa che facciamo quando ci troviamo davanti a un cartellone pubblicitario è decodificare l’immagine, poi le parole».
Tecnicamente, spiega Ceccato, l’immagine è di una complessità superiore a quella della parola, che si può decodificare in modo esatto, a differenza del segno che non sempre può essere interpretato con certezza. «Io non leggo il libro di cui devo fare la copertina, preferisco farmelo raccontare dagli addetti ai lavori». E non gli piace la “scontatezza” di una copertina con l’immagine che richiama il titolo, è meglio pensarne una che faccia venire al lettore la curiosità di sapere il perché di quella scelta iconografica. L’attività della grafica è comunicazione.
Divaga Ceccato, mentre parla di pittori come Caravaggio, Michelangelo e Leonardo, di grandi capolavori dell’arte e di tecniche sorprendenti usate nelle loro opere più famose.
«Non si può essere certi del fatto che una copertina sia perfetta per un libro, ci si deve affidare alla cura della composizione, alla bellezza dell’immagine, bisogna sempre chiedersi se sia autosufficiente rispetto al libro: in quel caso può funzionare».
Al centro della serata anche i due progetti cui Ceccato tiene molto: Watt, la rivista-libro nata dalla collaborazione con Oblique Studio (se ne è parlato con Leonardo Luccone l’11 dicembre) e B comics, un progetto editoriale dedicato al fumetto. Watt, dove narratori e illustratori sono stati chiamati a lavorare su un progetto comune, dimostra come parole e immagini siano diverse, due rette parallele destinate a non incontrarsi, che tuttavia possono avere insieme una forza narrativa affascinante. Tre numeri, a metà tra libro e rivista, ciascuno con un tema o un filo conduttore, un segno in copertina, un colore in particolare. L’intento è stato quello di confrontarsi con il parere dei lettori e dei librai – con chi legge insomma – e non con la critica o con altri interlocutori. C’è stato un riscontro positivo da parte del pubblico, che ancora è incuriosito, sebbene il progetto si sia concluso con il terzo volume.
«Per progettare Watt non mi sono inventato nulla, ma sapevo che sarebbe stato fatto qualcosa che era stato dimenticato». Per il suo lavoro si ispira ai grandi pittori del passato, ma anche alla grafica futurista, a Munari, a Urania e alle vecchie riviste, citando Carroll ancora una volta: un grande narratore, ma anche un illustratore e
un fotografo.B comics è un volume di storie a fumetti (alcune in bianco e nero e altre a colori molto vivaci) di autori italiani dagli stili diversi. Il fumetto è “complesso”, dal linguaggio immediato: per descrivere una vignetta il più delle volte ci vorrebbero molte parole, perché è in grado di raccontare azioni, movenze e stati d’animo dei suoi personaggi.
La serata si è conclusa con un aneddoto sul presidente americano Franklin D. Roosvelt.
Il prossimo appuntamento di Cosa si fa con un libro? è il 6 febbraio con lo scrittore Davide Orecchio, perchè…un libro si scrive!