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Un libro si scrive. La parola allo scrittore Davide Orecchio (3)

Creato il 09 febbraio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

locandina_6feb_web (1)di Lorena Bruno

COSA SI FA CON UN LIBRO?

Il perché della scrittura, i molti modi di scrivere, il rapporto con i lettori, il ruolo dei librai.
Di questo e molto altro si è parlato al quarto appuntamento di Cosa si fa con un libro?, venerdì 6 febbraio nella sede di Altrevie, con lo scrittore Davide Orecchio, autore di Città distrutte. Sei biografie infedeli, felice esordio nel 2012 per Gaffi, e di Stati di grazia, pubblicato nel 2014 per il Saggiatore.

Davide Orecchio è giornalista con una formazione da storico, dopo l’università ha proseguito lo studio con un dottorato, ma non ama molto parlare della sua biografia, cui confessa ironicamente di stare ancora lavorando.

Perché si scrive? Per due ragioni, spiega Orecchio, la prima è raccontare la verità, dire come sono andate le cose senza che i fatti possano essere travisati; la seconda è per raccontare come potrebbe andare diversamente. «Io preferisco la seconda. Costruire possibili storie alternative è uno dei motivi per cui si scrive e si legge, è uno degli aspetti più importanti che rendono la letteratura vitale». Tutto questo riconduce al suo primo libro Città distrutte, scritto tra il 2006 e il 2008. «È stato istintivo per me, ero al mio esordio e non avevo ancora piena consapevolezza del rapporto tra letteratura e storia, alcuni miei racconti erano stati pubblicati su riviste letterarie e puntavo a farne una raccolta». Lo affascina partire da storie vere e sviluppare ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere e non è accaduto, definendo questo espediente controfattualità.  La sua formazione incide molto sul suo approccio alla scrittura, l’uso delle fonti e degli strumenti dello storico non gli impediscono di combinare quest’attitudine con l’invenzione letteraria, costruendo biografie fittizie. Una modalità che gli è congenuiale, confessa.
Una delle biografie di Città distrutte è quella di un sindacalista realmente esistito, Nicola Crapsi, nato nel 1899 nel piccolo paese di Santa Croce di Magliano in Molise. Ancora oggi considerato una personalità di prestigio, il primo maggio di ogni anno il suo ritratto viene portato in processione per le vie del paese, rivestendo una ricorrenza laica di uan ritualità tipicamente religliosa. Gli fu commissionato di scrivere la biografia di Crapsi, un’agiografia, come la definisce lui stesso, che non riuscì a portare a termine per il tenore sostanzialmente affettivo delle testimonianze raccolte a Santa Croce, dunque non specificamente storiche: «Ero riuscito a ricostruire lo scheletro della sua attività politica, ma la carne, la sostanza non c’era e non ho potuto portare a termine il lavoro».
Tornando però sul perchè della scrittura, Orecchio fornisce un’altra risposta ancora, forse quella definitiva: «Scrivere mi rende felice e penso che mi venga bene farlo».

Davide Orecchio

Davide Orecchio

Che tipo di scrittore è Davide Orecchio? Non è uno scrittore a tempo pieno, perché lui non vive della sua scrittura. «Il momento in cui mi viene meglio scrivere è la notte, l’ora estrema in cui misurarsi con la scrittura, quando intorno c’è silenzio, quando gli altri non ci sono più». Scrive al computer, ma ormai usa spesso il tablet, anche di giorno, per annotarsi un’idea, un pensiero, per rimanere sempre concentrato sul progetto che sta seguendo.
Non scrive pensando ai possibili lettori, piuttosto a un lettore che gli somigli: «Commetto l’errore di sovrapporre il lettore a me, scrivo quello che mi piace leggere, non sempre sono lucido in quest’attenzione ai lettori. Mi piacciono molto le scritture avanguardiste, uso dei codici diversi da quelli che un lettore potrebbe aspettarsi: l’importante è fornire gli strumenti per far comprendere il proprio codice».

Si scrive per pubblicare? «La scrittura è una forma di espressione di sé che prescinde dalla lettura; l’ambizione alla pubblicazione, solleticata anche da strumenti di self publishing, è una forma di emancipazione. La scrittura è un diritto di tutti, pubblicazione a parte». Perché la pubblicazione di un libro è tutt’altra cosa. Per Città distrutte ci sono voluti quattordici rifiuti prima di trovare l’editore giusto. Per la stesura di Stati di grazia sono trascorsi dieci anni. «La pubblicazione non è un passo da fare nell’immediato, per me. E può anche succedere che non arrivi mai». Come nel caso di un testo sulla morte della madre, iniziato il giorno dopo il suo funerale. «Scriverne è stato fondamentale per me, catartico, ma mentre lo scrivevo non ho mai pensato alla sua possibile pubblicazione».
Davide Orecchio preferisce comunque la fase della scrittura, quando tutto è ancora possibile, a quella della pubblicazione e dell’attesa delle recensioni. Lui, poi, non crede molto nell’autopromozione e nelle presentazioni, preferendo ritenere che un libro acquisisca una vita autonoma, indipendente dal suo autore, una volta pubblicato.

Esiste davvero la possibilità che i personaggi di una storia prendano il sopravvento sul loro autore? «Quand’ero un giovane lettore dibattevo se il grande scrittore è quello che viene travolto dalla storia o quello che riesce a governarla. Io credo nell’esistenza di una scrittura potente, capace di far saltare tutti gli espedienti possibili e che in questo modo si possa perdere anche il controllo sui personaggi».

altrevie
Non è mancato, inoltre, un richiamo alle librerie indipendenti anche per la presenza tra il pubblico del libraio Marco Guerra, protagonista del primo incontro di Cosa si fa con un libro?. Il gruppo di lettura di Pagina 348 si è misurato con Stati di grazia, e il risultato è stato incoraggiante. La libreria ideale per Orecchio «è quella in cui si trovano i libri e un libraio con cui poter interloquire»

Che cosa sta leggendo Davide Orecchio? Sul suo comodino c’è Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali di Vincenzo Tagliasco, da cui lui ricava infinita ispirazione.

Ci rivediamo venerdì 6 marzo con Massimiliano Borelli per parlare di come si pubblica un libro dal punto di vista dell’editor e del redattore.


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