Un milione di gnocche contro Silvio. L’amarezza di Mr. Bancomat

Da Massimoconsorti @massimoconsorti
Così tante non se le sarebbe mai aspettate. E in tutto il mondo. Chiuso nel suo dolore, e nel sudario fattogli recapitare a stretto giro di posta dalla Binetti, Silvio ha assistito impotente alle immagini che provenivano in diretta televisiva (a circuito chiuso) praticamente da tutto il mondo. Che proprio le donne potessero inscenare una simile protesta non lo avrebbe mai pensato. Un milione di gnocche contro il più bello, amato, venerato e potente uomo della terra è stato per lui un colpo all’ego dal quale hanno cercato di sollevarlo una cinquantina di escort in tanga e tette al vento senza però riuscirci: l’orgoglio di maschio ferito non si sana con una palpata di culo. La domenica della “dichiarazione di dignità” da parte delle donne, era iniziata già dalla mattina con manifestazioni nelle città più piccole. Di buon’ora eravamo in piazza anche noi, consapevoli che fosse un momento importante da condividere con le donne e per le donne perché “La donna - come recitava un cartello retto da un uomo – è un fiore. Anche grassa, piccola e con le gambe storte”. Che poi recasse in piccolo la scritta “Berlusconi sei una merda”, lo abbiamo ritenuto un particolare di poco conto. Della manifestazione alla quale abbiamo partecipato ci ha colpito la massiccia presenza maschile costituita da ragazzi e anziani oltre che da donne di tutte le età, da casalinghe e professioniste, operaie, cassintegrate  e studentesse alle quali evidentemente la televisione non ha ancora smerigliato il cervello. Volendo sintetizzare il senso di una presenza tanto eterogenea potremmo parlare del “cuore contro i soldi” ma sarebbe come svilire la voglia di riappropriarsi di una dignità calpestata a suon di bonifici bancari, dai mercificatori di professione e non solo di corpi. Tanta ironia ma anche sdegno vero e una “Mafalda” incarognita che urla a Silvio “Nonostante i tacchi non sarai mai alla nostra altezza” e che arriva al “Non sono una donna a sua disposizione” che Rosy Bindi disse di persona al presidente del consiglio collegato come sempre telefonicamente con una trasmissione televisiva. E più arrivavano le immagini da Roma, da Milano, da Torino, da Firenze, da Venezia e più Silvio si incupiva fino a raggiungere la frustrazione pura quando ha riconosciuto Bruxelles, Parigi, New York, Londra e Berlino che facevano da sfondo all’ira delle donne contro di lui. Ma un sobbalzo sulla poltrona, che ha terrorizzato la Minetti impegnata in un pronto intervento orale, è arrivato quando la tv ha mostrato le “Grazios” di Genova, il comitato delle prostitute del centro storico, che protestavano anche loro contro di lui, tanto che gli è scappato: “Poffarbacco anche le puttane no, le ho sempre pagate!” Ma non c’è stato nulla da fare, pagare un milione di gnocche sarebbe stata un’impresa impossibile anche per un costruttore di ospedali per bambine (in attesa di guarigione), come il vostro presidente del Consiglio. Il “se non ora quando”, è diventato insomma il grido di battaglia di centinaia di migliaia di donne che non hanno mai abbandonato il buon gusto della protesta pacifica, ironica, composta e civile che, secondo noi, ha avuto il suo tocco di classe ineguagliabile con la scritta: “Veronica è libera, ora tocca a noi”. Affranto, affondato nella poltrona che stava iniziando ad avvolgerlo, con gli occhi pieni di un furore dovuto alla incapacità di spiegarsi tanto rancore nei suoi confronti, Silvio ha chiamato intorno a sé le “papi-girls” che hanno iniziato ad accarezzarlo come fosse un orsacchiotto di peluche. Seguendo la migliore tradizione delle prefiche lucane, le ragazze pronto bancomat di Silvio hanno iniziato la cantilena che solitamente è di gran giovamento per il morale del Nano²: “Nostro sire, signore possessore del nostro cuore e del nostro corpo, proprietario della nostra anima, macho più macho di Rocco (Siffredi), leccator cortese, potente più potente di John (Holmes), nonnino carissimo...”. Al “nonnino” Silvio è sbroccato e, alzandosi in piedi con le brache calate ha urlato: “Nonnino una minchia”. Pronta la respirazione bocca a bocca della Santantutti

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