Sembra che da qualche mese il superministro all'economia e alle finanze Giulio Tremonti abbia smarrito la sua proverbiale sicurezza e lucidità. Sarà a causa delle inchieste sui maneggi del suo ex sottoposto Marco Milanese e su alcuni generali della guardia di finanza, ma il tributarista di Sondrio non appare più brillante come nei suoi momenti migliori e perfino la sua solita spocchia semnbra essere calata.
Quello che è certo è che la conferenza stampa con cui ieri ha illustrato, per quel poco che si è capito, i punti base della manovra correttiva che dovrebbe rimettere in ordine i conti dello Stato non ha convinto nessuno, a cominciare da quell'Umberto Bossi che da sempre viene descritto come il più solido alleato dell'attuale ministro del Tesoro.
Un intervento "troppo fumoso". Con questo termine Bossi ha liquidato le proposte di Tremonti e non gli si può dare torto, che non possono essere non considerate fumose gli accenni fatti agli interventi da compiere sulla previdenza e sulle rendite finanziarie, senza contare l'assoluta indeterminatezza sui tagli da effettuare sul welfare statale e sulle spese della pubblica amministrazione in generale.
Un intervento, quello di ieri, che il ministro avrebbe forse potuto anche evitare, dal momento che non ha voluto, o potuto, esprimere null'altro che delle generiche linee di intervento che hanno solo dato la stura alle critiche di un'opposizione sempre pronta a gridare che si può fare meglio e di più, ma senza mai indicare una vera alternativa realmente percorribile.
Un maestro dell'opposizione tutta "chiacchiere e distintivo" è l'On Antonio Di Pietro, sempre abile a seguire la corrente del malcontento popolare, ma mai pronto a presentare una credibile proposta di governo. Più abile nel dire poco sembrando di dire molto, da uomo cresciuto nelle sacrestie di quella che fu la Democrazia Cristiana, Pier Ferdinando Casini, che riesce a parlare di cose che non conosce fingendo di essere un esperto.
Però è Pier Luigi Bersani, segretario dei DS, il più grande partito dell'opposizione, ha dare la misura esatta della inadeguatezza di questa classe politica, ancora persa dietro formule vuote, frasi fatte e interessi di parrocchia che in un momento così difficile per la Nazione dovrebbero essere messe da parte.
In conclusione, dal Palazzo arriva solo tanto fumo, da qualunque parte si voglia cercare. Le famose proposte di tagli alle spese della politica, per esempio, rimangono indeterminate, da fare poi, in un secondo momento, quando sono invece il segnale vero che l'opinione pubblica attende per verificare la volontà della classe politica di autoriformarsi e di riformare lo Stato. Quello che appare invece in tutta evidenza è l'interesse di ognuno a guadagnare posizioni grazie alla crisi finanziaria, facendo passare in secondo piano gli interessi generali.
Intanto gli eventi si susseguono veloci. Dopo l'attacco alla Francia (dopo Societe General ieri è stata la volta di BNP a dover subire rumors di svalutazioni) e l'ormai certezza che anche la Germania non può considerarsi al sicuro dalla speculazione, i leader delle due nazioni guida della Unione Europee si incontreranno la prossima settimana per mettere a punto le risposte necessarie all'attacco speculativo contro l'area dell'euro. Perché ormai è chiaro a tutti che la speculazione è diretta a mettere in ginocchio la moneta unica, grazie alla sua debolezza congenita, essendo una moneta che non ha una autorità politica unitaria a sostenerla. Una debolezza alla quale proprio lo stesso Giulio Tremonti, in momenti in cui era senza dubbio più lucido di oggi, aveva proposto di fare fronte con la creazioni di titoli di stato pan europei, che avrebbero dovuto prendere almeno in parte il posto degli attuali titoli di stato dei singoli paesi, garantiti dall'Unione Europea. Idea che ieri è stata ripresa dal noto finanziere, speculatore e filantropo George Soros, che l'ha riproposta pari pari, chiedendo esplicitamente alla Germania di farsi carico della difesa dell'euro, attribuendo ai ritardi e alle indecisioni della Merkel l'aggravarsi della crisi in grecia e del suo contagio agli altri paesi.
Intanto, sempre ieri, è stato deciso di vietare le vendite allo scoperto, "short naked" dei titoli azionari sulle borse di Francia, Italia, Spagna e altri paesi. Decisione tardiva e di efficacia da verificare, ma presa, guardacaso, solo dopo che la speculazione ha preso di mira la Francia e le sue banche, per le quali si è preso la decisione di sospendere le vendite allo scoperto per i prossimi 15 giorni, almeno.
Agli italiani invece non resta che attendere il dopo ferragosto per verificare i reali contenuti della manovra finanziaria correttiva del governo per poterne valutare l'effetto sui redditi dei cittadini, sperando che per una volta i politici pensino veramente ad eliminare gli sprechi e i privilegi ingiusti che in questo paese certo non mancano.