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Un miracolo d' Amore che si ripete puntuale/ Tempo d'Avvento,tempo d'autentica speranza

Creato il 15 dicembre 2011 da Marianna06

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Magari si aprissero i cieli!

 

Morire di aids in Tanzania è solo un caso: uno fra tanti. Si muore (senza mai pronunciare il nome della malattia) e si volta subito pagina fino alla… prossima volta.

Ma se la vittima è un affidabile collaboratore della comunità, la sua scomparsa (talora repentina) lascia il missionario interdetto. Così è stato con Kosmas. La sua morte è stata per me una fucilata. La sua figura mi ha accompagnato durante tutto l’avvento di quest’anno, mentre pensavo ai suoi figli ancora giovani.

Altre immagini italiane mi hanno affiancato durante l’avvento: per esempio quella di Peo Viganò, figlio dell’ingegnere Serafino e fratello della dolce e fragile Giovanna, entrambi scomparsi in breve tempo. Oggi vedo Peo, chiuso nel suo dolore…

Mi insegue pure Patrice, studente africano di medicina a Torino. Un giorno venne falciato da un’auto e non tornò più da Paola ed Enrico, né dagli altri amici di “Maria Regina delle Missioni”. Patrice non era cristiano, ma voleva diventarlo. Ecco perché frequentava gli animatori della parrocchia: si divertiva e pregava con loro…

Ieri mi ha scritto Alba, mamma di tre splendidi ragazzi. Fino a qualche mese fa viveva con il marito. Una convivenza travagliata, però. Oggi Alba, separata, commenta: “Mi sono sentita dire: chi vive di speranza disperato muore! Ma chi lo afferma non sa che la mia speranza è di un’altra categoria...”.

Nella storia dell’umanità c’è sempre stato qualcuno che, guardando il cielo, esclamava: “Magari si squarciassero le nuvole e piovesse… la giustizia” (cfr. Isaia 45, 8).

E la pace e la serenità, soprattutto per i poveri cristi. Alba ed altri ci credono sul serio.

 

Chi non ha visto una mamma accarezzare il proprio bimbo e sussurrargli dolci parole, pensando: “Che sarà mai di questo mio figlio? Cosa combinerà di bello?”.

Pensiero anche di mamma Maria di fronte al neonato Gesù.

Sarà un figlio complicatissimo quel Gesù, e la povera Maria con il povero Giuseppe talora non lo capì (cfr. Luca 2, 50).

Poi un certo Marco, detto “il leone”, descrisse la vicenda di quell’individuo fuori serie, incominciando così: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio” (Marco 1, 1).

Capperi! Era davvero un fuoriclasse quel bimbo che Maria cullava fra teneri sospiri.

Era “emanuele”, Dio con noi.

Con LUI le paurose nubi che minacciavano tempesta si sono finalmente squarciate,

“ed è nata la speranza” cantano a Falzè, mio paese natale.

La speranza continua a rifiorire con i tanti bambini che nascono.

Buon Natale, Gesù. Buon Natale, bambini. Buon Natale a tutti.

p. Francesco Bernardi (IMC)

15 dicembre 2011

 

P.O. Box 68140 - Boko

Dar Es Salaam - Tanzania

[email protected]

 

P. S.

Cari amici, scrivo da Bunju, a 35 chilometri da Dar Es Salaam. Da tre mesi ho lasciato Makambako e ora vivo nel “Consolata Mission  Centre” con altri tre padri missionari: Thomas del Tanzania, Pascal del Kenya e Giuseppe Inverardi, ex superiore generale. Il centro è confortevole: offre vitto e alloggio anche a 100 persone per incontri di formazione.

I gruppi che frequentano il Centro sono vari: preti e suore, seminaristi e catechisti, giovani e adulti, movimenti ecclesiali, politici e culturali. Recentemente abbiamo avuto “una tre giorni” per pastori luterani e per “i professionisti cristiani del Tanzania”.

Mentre scrivo ospitiamo i dirigenti di un partito politico.

Io sto bene. Rispetto a Makambako, al “Consolata Mission Centre” vivo un po’ isolato.

Ma il lavoro non manca. Sono pure direttore della rivista “Enendeni” (Andate).

Dopo essere stato in Italia 3 anni redattore di “Missioni Consolata” e 19 anni direttore, eccomi nuovamente giornalista. Dalla padella alla brace, dunque, ma in lingua swahili! Non sono rose e fiori. Inoltre mi arrangio con mezzi economici scarsi.

Tuttavia i missionari sono abituati a situazioni del genere.

Ho accettato questo impegno, perché credo nella necessità della formazione.

Non basta l’entusiasmo, il tamburo, la danza. Bisogna leggere, pensare, capire, scrivere e “formarsi”: per i cristiani alla stregua del Vangelo. La grande sfida in Africa è ancora il Vangelo. Proprio come da noi.

Da noi e nel mondo divampa la crisi, che non è solo economica.

Da noi e nel mondo tutti hanno tremato con il terremoto in Giappone e continuano a tremare con l’inquinamento nucleare.

Da noi e nel mondo tutti hanno assistito al crollo di Ben Ali (Tunisia), di Mubarak (Egitto), di Gheddafi (Libia). È caduto anche Burlusconi.

Cadono gli dèi. Non l’Emanuele.

 

   A cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  

 


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