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Un mockumentary d’autore

Da Bitmag

UN MOCKUMENTARY D’AUTORE

“Stiamo ancora lavorando per trovare un distributore italiano per il film”, dichiarava Natsu Furuichi prima dell’atteso American Film Market 2010.
Il responsabile della Magnolia Pictures, casa di distribuzione cinematografica americana faceva riferimento al mockumentary diretto da Casey Affleck e interpretato, oltre che da se stesso, da Joaquin Phoenix a proposito degli ultimi anni di carriera di quest’ultimo.
Il film, intitolato I’m Still Here, è stato presentato in anteprima alla sessantasettesima edizione della biennale del cinema  di Venezia. Già dalla prima proiezione il film aveva fatto discutere sulla sua natura di documentario vero e proprio o di mockumentario, ovvero una pellicola che si professa fedele alla realtà degli eventi , ma all’interno della quale, gli attori interpretano dei personaggi.
Il progetto di Casey Affleck nasce dall’idea di seguire, attraverso una macchina da presa, l’intera vita del cognato Phoenix dal momento immediatamente precedente la sua dichiarazione di voler abbandonare il grande schermo per intraprendere la carriera musicale del cantante Hip-hop.
Il film si presenta, in questo senso, come una più moderna e personalizzata versione del Grande Fratello.
Phoenix viene ritratto in atteggiamenti quotidiani con i suoi più stretti collaboratori e amici e successivamente in relazione al grande pubblico e ai media che lo aspettavano in visibilio dopo il Golden Globe vinto di recente per l’interpretazione del celeberrimo musicista country, Johnny Cash  nel film Walk the Line.
I’m Still Here è un film dall’impatto molto forte. Già dalle prime scene, l’immagine di un Phoenix ingrassato, con barba e capelli lunghi e nel complesso poco curato, colpisce molto; così come il suo modo di parlare impastato e svogliato, quasi fosse una caricatura di se stesso.
Questo è il personaggio che il celebre attore hollywoodiano, che alcuni critici hanno detto avere gli occhi più espressivi del cinema contemporaneo, ha fatto credere di essere diventato. Per tutti i due anni di riprese che sono occorsi per girare il film, Phoenix si è spacciato per una celebrità in piena crisi di coscienza, tanto inconsapevole quanto pronta  ad affrontare un importante cambiamento.
La semplice trama narra le vicissitudini quotidiane dell’attore che, subito dopo la pubblica dichiarazione di voler abbandonare il mondo della recitazione, si cimenta in un goffo e malriuscito tentativo di sfondare nel business della musica Hip-hop.
Grazie alla sua natura documentaristica, il film coinvolge un cast che può senza dubbio essere definito stellare. Ad accompagnare Phoenix in questa tragicomica odissea appaiono infatti attori e personaggi del calibro di: Ben Stiller, Bruce Willis, il regista stesso Casey Affleck, fino ad arrivare a David Letterman che affianca, inconsapevolmente, Joaquin Phoenix in quella che sembra essere la scena più celebre del film. Il loro incontro, avvenuto nel pieno delle riprese del mockumentary negli studi del David Letterman Show, scatena infatti una deflagrante e caricata reazione mediatica. Per alcune settimane la muta intervista sostenuta da Phoenix nel salotto del celebre giornalista televisivo americano risuona dell’eco e delle attenzioni concessigli dalla stampa di tutto il paese traducendosi in breve tempo in uno sketch comico satirico che molti commedianti americani si divertono ad inscenare nelle situazioni più improbabili.
I’m Still Here non si può certo definire un film di dichiarata protesta, ma l’impressione che si ha guardandolo è proprio quella di vedere ritratto senza censure ne imbonimenti di sorta, il cinico e insensibile sistema “artistico” hollywoodiano. Quel famigerato business che quotidianamente si nutre senza pietà della dignità di chi ci vive dentro, creando stelle dalla spettacolare brillantezza e distruggendone altre lasciando che si spengano al suolo come pezzi di carbone che finiscono di bruciare.
Sapiente e ben riuscito, una visione più che consigliata.
 

prof. Giorgio De Carolis



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