4 OTTOBRE - Mancano sei Gran Premi (Giappone, Corea del Sud, India, Abu Dhabi, Stati Uniti e Brasile) alla fine del Mondiale di Formula Uno 2012 e i giochi sono ancora totalmente aperti. Per i piloti in gara basta a questo punto una rottura del motore, un errore nell’impostare una curva o un cambio gomme sbagliato per mandare in fumo un intero anno di lavoro.
Fernando Alonso guida con 194 punti la classifica grazie soprattutto ai propri meriti. La Ferrari spesso, infatti, non si è rivelata all’altezza delle concorrenti e l’asturiano ha dovuto compiere delle vere e proprie prodezze per portare a casa vittorie e podi importanti. Giustamente stanno piovendo fior fior d’apprezzamenti per questo fenomeno (da Briatore a Montezemolo) e tutti sono concordi nel dire che Alonso è uno dei migliori piloti di tutti i tempi, addirittura migliore del sette volte iridato Schumacher. Nonostante ciò, a contendergli il titolo ci sono altri tre grandi campioni, tutti e tre già saliti sul podio più alto della competizione nelle passate edizioni: stiamo parlando di Vettel (Red Bull), Hamilton (McLaren) e Raikkonen (Lotus Renault).
Le tre posizioni sono molto differenti: il tedesco Sebastian Vettel (secondo a 165 punti) è un vero talento e ha dimostrato quest’anno di poter vincere anche con una macchina poco performante, rispedendo al mittente le critiche dei maligni degli scorsi anni. Alonso lo teme meno proprio per questo motivo: non essendo, infatti, la Red Bull imbattibile come negli scorsi anni, pensa, a ragione o a torto, di poter facilmente vincere un confronto di bravura se affrontato ad armi pari.
Teme altresì di più Lewis Hamilton (quarto a 142 punti), che appare molto in difficoltà nelle gestioni delle gare (riuscendo a collezionare pochi punti in gare in cui poteva tranquillamente vincere), ma che pur essendo più distante in classifica può vantare l’auto più performante. La McLaren ha, infatti, palesemente una marcia in più rispetto agli avversari e Alonso sa di non poter competere su questo campo con l’inglese, a meno che non sia Hamilton stesso a commettere errori. Al momento, però, appare più in palla il compagno di squadra nella McLaren Jenson Button, anche se ormai troppo staccato per essere ancora in lizza per il titolo finale.
Il terzo pericolo è l’ex ferrarista Kimi Raikkonen, in questo momento terzo a 149. Il finlandese è, per sua natura, incredibilmente freddo e continuo. Nessun exploit di rilievo, nessuna grande vittoria, ma alla fine è sempre lì, sul podio, a raccogliere punti importanti. La sua auto è affidabile e lui una guida prudente: una ricetta vincente già ai tempi del mondiale con la rossa. Certo, non rimarrà nella storia della Formula 1 come uno dei piloti più entusiasmanti e amati dai tifosi, ma sicuramente come in assoluto uno dei più concreti. Facendo un paragone calcistico Raikkonen è una sorta di Pippo Inzaghi: sicuramente non bello, ma utile come pochi.
Dispiace, invece, per l’addio alle corse di Michael Schumacher. Il suo posto nell’olimpo dello sport, non solo dell’automobilismo, se l’è giustamente guadagnato negli anni con numerosi e memorabili successi. Il suo ritorno, però, non ha mai realmente convinto e più volte ha offuscato il suo illustre passato, con errori clamorosi che i più critici imputano, usando un eufemismo, alla non più tenera età. Peccato, perchè il Kaiser anni fa avrebbe fatto rendere anche una Mercedes in grande difficoltà. Vedremo se Hamilton sarà capace di riportare le “frecce d’argento” in auge. Deludente, in questo senso, anche Felipe Massa e stupisce che la Ferrari voglia continuare a puntare su di lui. Non è mai stato un fenomeno e il grave incidente di tre stagioni fa lo ha ulteriormente segnato. Risulta quindi strana la scelta di lasciare un promettente pilota cresciuto in casa come il messicano Perez agli acerrimi avversari della McLaren. La scuderia di Woking, infatti, punterà su di lui per il “dopo Lewis” e Perez non ha certo celato la sua delusione per essere stato totalmente ignorato dai vertici di Maranello.
Fra tante note negative, una positiva: il ritorno al volante di Robert Kubica. Lo sfortunato polacco si è rimesso alla guida di un auto da rally vincendo, al primo tentativo, la sua prima gara. Il suo ritorno alle gare non può che rallegrare tutti gli appassionati di questo sport anche perché accresce la speranza di non rivedere mai più “mister autoscontro” Grosjean alla guida di una Renault da Formula 1.
Federico Wolff