Magazine Diario personale

Un mondo che non c’e’ piu’

Da Albino

Non so se a voi capita mai di svegliarvi la mattina e chiedervi da dove venite, dove siete, dove state andando a parare.

Parlo di quelle mattine in cui ti trovi allo specchio a farti la barba e pensi a quando eri piccolo. Agli amici che avevi, alle cose che facevi. Al tuo piccolo angolo di mondo, un mondo che non esiste piu’. Un mondo dove c’erano stereo a cassette e non c’era internet, un mondo in cui leggevi Topolino e non gli status di facebook. Un mondo in cui andavi a scuola ogni giorno e interagivi coi tuoi compagni di classe, non un mondo in cui vai al lavoro a parlare con gente che boh, a fare cose che…

A me di recente mattine cosi’ capitano di continuo. Arrivo sempre al "che…" della frase precedente, e mi fermo. Gia’, mi chiedo… a fare cosa? Perche’? Dov’e’ quel mondo?

Dov’e’ il mondo che ho lasciato in Italia, dove sono i miei vecchi compagni di scuola ormai quasi quarantenni? Dov’e’ il mondo fantastico che ho lasciato in Giappone, gli amici di mille nottate che ormai quando vado tirano pacco a date alterne?

Dove le spiagge assolate dell’Australia dove ho passato anni in liberta’ e allo svacco totale? (Cazzo sono tornato l’anno scorso e pure quel mondo e’ andato in rovina, ha piovuto tutta l’estate, una merda).

Credo di essere in una fase naturale della vita, quella in cui uno si guarda indietro e vede una matassa di anni gia’ vissuti, tre decadi e mezzo che sono andate come un lampo, puff! Mi passano di fronte immagini di estati in mountain bike in pantaloni corti, partite di calcio con gli amichetti, corse per le strade a giocare a nascondino. Le feste dell’adolescenza, quelle dell’universita’. Gli esami che sembravano la fine del mondo, il giorno della laurea. Il mio libretto degli esami, sempre troppo vuoto e poi tutt’a un tratto pieno di firme – e’ finita. Le tipe con cui sono uscito e che col senno di poi vedo chiaramente che ci stavano, e io non c’ho provato. Le tipe con cui sono uscito e che col senno di poi vedo chiaramente che non c’era verso, e io che c’ho provato prendendomi due di picche che erano scritti nell’aria, e io non li vedevo.

Rivedo notti in macchina con gli amici in giro a locali, tutti senza cinture di sicurezza come se fosse la cosa piu’ naturale del mondo. Le lettere scritte alle amichette delle superiori, i diari scambiati che si confondono con quelli dei personaggi del mio romanzo. Le notti in Australia passate in bianco a scrivere il mio libro, a vivere la vita di altri, a fumare sigarette alle due di notte sulla riva del fiume in cerca d’ispirazione.

Mi arrivano flash, cosi’, dal nulla. Seduto con mio fratello a pigiare tasti sul nostro primo computer, negli anni ’80, ad aspettare che si caricasse il gioco in cassetta. La sigla finale di Lupin con la dune buggy che salta nel tramonto, mentre la luce vera di un tramonto d’inverno filtra tra le tende del salotto. La mia prima morosetta che mi si siede in braccio quando vado a trovarla un martedi sera a casa dei suoi, la bicicletta parcheggiata fuori, buonasera signora, e via a chiuderci nella solita stanzetta a raccontarci cose che manco mi ricordo e a limonare di nascosto ma neanche tanto.

E… sapete cosa? Mi sembra la vita di un altro. Che fine ha fatto quel mondo? Che fine hanno fatto quei mondi?


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