Il termine alghe rievoca alla mente dei più immagini visive relative alle vacanze estive e al disappunto dovuto ad un bagno rovinato da una loro spiaggiata o dal fenomeno delle maree colorate che recentemente interessa i nostri mari con una certa frequenza. Solo i pochi privilegiati che hanno accesso alle profondità marine (anche solo pochi metri) conoscono la bellezza delle praterie algali, mentre i popoli dei paesi orientali ne hanno carpito le molteplici proprietà benefiche. Come per molti altri argomenti, la massa conosce una sola faccia della medaglia, mentre il rovescio offre molto di più. Eppure, nell’antichità anche le popolazioni mediterranee utilizzavano le alghe in cucina, conoscendone le proprietà benefiche e nutritive (es. apporto di fibre, vitamine, zuccheri ricostituenti e oligoelementi come lo iodio) ed apprezzandone il gusto.
Scientificamente, sulla base delle dimensioni e della struttura, le alghe vengono primariamente suddivise in microalghe e macroalghe. Queste ultime formano delle vere e proprie praterie nei nostri mari e possono essere utilizzate in cucina o nella cura di alcuni disturbi fisici, mentre le microalghe, appartenenti al fitoplancton, ovvero l’insieme di organismi fotosintetizzanti del plancton (la componente galleggiante degli organismi acquatici in balia delle onde e delle correnti), sono responsabili delle maree colorate.
La crescita esponenziale di un numero di individui di particolari classi (es. Diatomee, Dinoflagellati e Coccolitoforidi) di microalghe determina l’insorgenza delle fioriture algali. In occorrenza di questi fenomeni naturali, si possono raggiungere concentrazioni di milioni di cellule per litro ottenendo un effetto visivo definito col termine di maree colorate, con una gamma cromatica che va dal giallo-bruno, al rosso e al verde, a seconda delle microalghe coinvolte. Numerosi studi scientifici condotti per comprendere a meglio questo fenomeno hanno individuato nella temperatura marina, nel carico di nutrienti quali il fosforo e l’azoto e nella stabilità della colonna d’acqua le possibili cause scatenanti.
All’impatto visivo si associano quello olfattivo (cattivi odori) e quello a livello ecologico con morie di fauna acquatica, per lo più bentonica, per l’instaurarsi di ambienti anossici (mancanza di ossigeno) sul fondale marino. Inoltre, qualora gli organismi interessati dalla fioritura siano microalghe produttrici di tossine (HAB, Harmful Algal Bloom – fioriture algali tossiche), il fenomeno diventa di interesse sanitario, in quanto le tossine possono essere trasmesse alla fauna ittica e quindi all’uomo. L’impatto sulla salute umana è dovuto principalmente all’eventuale consumo di molluschi filtratori. Questi organismi sessili sono tra coloro che maggiormente risentono degli effetti delle fioriture algali tossiche accumulando le tossine che, di loro natura, sono molecole liposubili, idrosolubili e termostabili. Suddette caratteristiche, rendono vana anche la cottura dei molluschi e le tossine possono quindi avere effetti, anche gravi, sui commensali. Ad esempio, alcune specie delle microalghe Dinophysis producono una tossina chiamata acido okadaico che provoca fenomeni diarroici nell’uomo.
La definizione di fioriture algali sottolinea la crescita esponenziale delle microalghe, con concentrazioni che, come detto in precedenze, possono raggiungere anche di milioni di cellule per litro. Nel caso delle fioriture tossiche, anche concentrazioni di ordini di grandezza inferiori (centinaia o migliaia di cellule per litro) possono determinare l’insorgenza di problemi di salute pubblica. Tutto dipende dalla specie coinvolta nella fioritura e dalle condizioni chimico-fische dell’acqua interessata dal fenomeno.
Immergendosi o, usando un’espressione comune che poco di adatta alla fluidità dell’acqua, andando a “scavare” sotto la superficie, si ha la possibilità di conoscere le alghe da un altro punto di vista, sicuramente più affascinante. Le macroalghe che in superficie infastidiscono il bagnante perché spiaggiate o galleggianti a seguito di una tempesta, si stendono in sterminati tappeti dai diversi colori a seconda della profondità o addirittura in praterie, come quelle di Posidonia oceanica, endemica del Mediterraneo. La Posidonia oceanica è una vera e propria pianta acquatica, con fusto, rami, foglie e radici e svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio ecologico del Mediterraneo. Oltre ad ospitare tra le sue “fronde” migliaia di diverse specie animali e vegetali offrendo loro protezione e nutrimento, rappresenta un baluardo nella prevenzione dell’erosione delle coste. Le stesse meravigliose coste meta di turismo da parte di bagnanti desiderosi di refrigerio sia per il corpo che per l’anima.
Macroalghe appartenenti ad altre specie, invece, possono essere preziose alleate anche per il benessere fisico del nostro corpo grazie alla loro notevole contenuto di sostanze necessarie per la salute. La presenza di antiossidanti permette la detossificazione dell’organismo così come l’elevato contenuto di calcio, ad esempio nella specie Wakame, rappresenta un valido aiuto nella lotta alle malattie dovute all’invecchiamento,come l’osteoporosi. La specie Clorella, per citare un altro esempio, è ricca di vitamina B12 (altre macroalcghe contengono anche i gruppi C,D e E), zinco, ferro e altri minerali e può quindi essere utilizzata per stimolare le difese immunitarie. La presenza di elevate concentrazioni di ferro e di iodio in molte macroalghe può essere utile nella cura dell’anemia da una parte o potrebbe essere sfruttata in casi di problemi tiroidei (es. la Kombu è ricca di iodio), dall’altra. Generalmente, le macroalghe possiedono considerevoli contenuti di proteine, carboidrati ed acidi grassi.. Tenendo conto di queste molteplici proprietà e caratteristiche e, considerando la loro velocità di crescita nei mari e oceano di tutto il mondo, è facilmente intuibile perché la BBC, nel 2012, abbia pubblicato on-line un approfondimento sull’alimentazione del futuro puntando l’obiettivo proprio sulle alghe, oltre che sugli insetti. Un futuro che ha un sapore di passato date le testimonianze di consumo alimentare di alghe nel Mediterraneo fin dall’antichità, con un profumo di presente, basti solo si pensa ai maki e agli uramaki della cucina giapponese, spesso protagonista nei nostri pasti.
http://www.negrisud.it/ambiente/acquemarine/hab.php
http://www.aamterranuova.it/Alimentazione-naturale/Le-alghe-molto-piu-che-un-alimento
http://www.bbc.co.uk/news/magazine-17870743