Un mondo di emigranti

Creato il 16 settembre 2010 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Una nuova tappa del Vecchiotti World Tour 2010 mi sta portando, per una tre giorni toccata-e-fuga, in terra polacca.
Diciamo che è una specie di sopralluogo ricognitivo; vado insomma in avanscoperta perché ho l’impressione che qui, mentre i governanti italiani litigano sulle case a Montecarlo di Fini e i casini di Berlusconi, cominci ad essere ora di pensare a far le valigie e a partire verso il futuro.
Non ci sono infatti dubbi che, mentre Bossi e rampollo (più pollo che ram, a dire il vero) si battono per le loro leggi razziali e per l’erezione di muri alzati al fin di respinger l’invasor, i lavoratori italiani stiano tornando a trasformarsi in emigranti, e a considerare l’ipotesi di abbandonare questo terzo mondo protetto solo dalla facciata del suo buon passato per trasferirsi in uno a caso dei paesi emergenti.
Così, se per esempio io volessi provare a spendermi il gettone delle mie competenze e candidarmi ad un ruolo qualsiasi nella gloriosa Fabbrica Italiana Automobili Torino, ecco che farei meglio a stampare due curricula e a portarli di persona a Poznàn. Di sicuro mi starebbero ad ascoltare più lì che non al Lingotto.
E’ notizia di qualche giorno fa che anche la Twinings, azienda-simbolo del rito tutto british del tè delle cinque, e dell’intera cultura inglese, sta per traslocare a Swarzdz. Esattamente come a Mergellina e Marechiaro le migliori pizzerie sono ormai proprietà di intraprendenti cinesi che si fanno chiamare De Clescenzo e hanno imparato a memoria le canzoni di Luciano Caldore.
Così, insieme al benessere economico che ormai si dava per eternamente acquisito, ecco crollare anche le tradizioni nazionali, e le culture territoriali tanto care a certi personaggi da salotto della tele politica.
Il popolo di italiani veraci, autoctoni e disoccupati, fa insomma un balzo indietro nel futuro, e torna agli anni del primo novecento, quando chi voleva far fortuna saliva su un transatlantico e andava a cercar l’oro altrove.
E’ il paradosso del nostro tempo, l’assurda ipotesi che rischiamo di vedersi concretizzare: un progressivo diffondersi della migrazione come unica forma di evoluzione possibile.. Africani e rumeni che combattono per i loro diritti in Italia mentre, nel frattempo, gli italiani i loro diritti se li vanno a cercare altrove.
Sarà questo, il federalismo di cui tanto parla il padre del Trota?


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :