Aleksandr Romanovic Lurija (Kazan 1902 – Mosca 1977) è considerato a tutt’oggi il massimo esperto russo di neuropsicologia, disciplina che studia i rapporti tra cervello e mente. Negli anni Trenta ha dedicato vari studi a processi psicologici vasti e articolati come il linguaggio e lo sviluppo delle funzioni cognitive. Ha voluto approfondire, in particolare, le relazioni fra linguaggio e pensiero ricavandone molteplici aspetti patologici. Da questa mole di studi nasce con ogni probabilità il suo notevole interesse per i disturbi psicologici prodotti da traumi cerebrali.
Un mondo perduto e ritrovato, “patografia” straordinaria, racconta la storia di un paziente (seguito da Lurija per venticinque anni), ferito gravemente in guerra (nel 1943) dai frammenti di un proiettile, con danno alla regione occipito-parietale sinistra del cervello (il destro è intatto).
Zasetski, questo il suo nome, soffre di un caos visivo che varia di continuo. Gli oggetti nel suo campo visivo sono instabili, sfavillano con intermittenza, cambiano di posto, per questo ogni cosa sembra in un perenne stato di flusso.
A Zasetski non è possibile vedere, e nemmeno immaginare, il lato destro del proprio corpo: il senso di lato destro gli è sparito sia in relazione al mondo esterno che a se stesso. “Qualche volta pensa che delle parti del corpo siano cambiate, che la sua testa sia divenuta smoderatamente grande, il suo tronco sia estremamente piccolo, le sue gambe si siano spostate… Ma soprattutto, e infinitamente più serie di tutte queste, sono le devastazioni della memoria, del linguaggio e del pensiero: Nella memoria non c’è nulla, non riesco a ricordare una sola parola…”
Un mondo perduto e ritrovato è la storia di queste fatiche e di queste sofferenze, di questi momenti “forti” in cui paziente e medico diventano quasi un tutt’uno. Il titolo originario del libro era Io combatto ancora e si capisce, dalla scrittura, quanto Lurija apprezzi Zasetski come un combattente dalle grandi doti.
Un mondo perduto e ritrovato racconta un uomo vivo che si batte con tenacia per il proprio cervello, provando ad ogni passo insuperabili difficoltà, ma che alla fine uscirà vincitore in questa estenuante, impari lotta. E forse qui, per dirla con Oliver Sacks, c’è indubbiamente un concetto generale “che si applica a tutti noi, anche se lo impariamo di nuovo da Zasetskij, la lezione che ci hanno insegnato anche Socrate, Freud, Proust: che una vita, una vita umana, non è una vita fino a quando non è esaminata; che non è una vita fino a quando non è veramente ricordata e assimilata; e che questo ricordo non è qualcosa di passivo, ma attivo, la costruzione attiva e creativa della vita di un individuo, la scoperta e la narrazione della vera vita di un individuo.”
Aleksandr Lurija, Un mondo perduto e ritrovato, traduzione di Mario Alessandro Curletto, Biblioteca Adelphi, Adelphi 2015.